Gli studenti modenesi del Muratori-San Carlo, Carlo Sigonio, Istituto Venturi, Sacro Cuore di Modena, dell’Istituto Barbieri di Pievepelago e del Formiggini di Sassuolo e Palagano hanno le idee chiare su temi oggi centrali come i messaggi di odio online e "l’hate speech", le forme espressive usate sui social per deridere, offendere, denigrare il prossimo. Lo si evince da un sondaggio al quale hanno risposto 250 studenti modenesi, presentato ieri a Giurisprudenza dal Crid - il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità di Unimore. La stragrande maggioranza dei ragazzi - 225 sul totale di 250 - ritiene che la Rete sia "un luogo sicuro o non sicuro, a seconda dell’uso che se ne fa" e quasi tutti i giovani utilizzano i social-network: qualcuno addirittura fino a dieci ore al giorno, ma la media è pari a 3,87 ore al giorno. Il social più utilizzato oggi è Instagram, seguito da Tik Tok. Quasi tutti loro conoscono i pericoli della Rete (214 su 250 risposte) e tra i comportamenti negativi citano il body shaming, il cyberbullismo, il revenge porn e in qualche caso addirittura l’istigazione al suicidio denominata "blu wale". Va peggio sulla conoscenza dei reati che si possono compiere, metà dice che chi è online non si rende conto delle conseguenze mentre solo 130 su 250 ritiene che si conoscano le forme di tutela previste contro questi reati "virtuali". Per fortuna quasi tutti sanno che il revenge-porn, ossia la diffusione di materiali privati senza consenso, è un reato grave. Infine è ampia la platea di chi gli studenti chiamano a tutela: per meno della metà (107 risposte su 250) sono i genitori, seguono coetanei e insegnanti.
"Quali sono dunque - si chiedono il ricercatore Cesare Trabace e la dottoranda Claudia Severi che hanno presentato la ricerca - le strategie e le politiche più idonee a prevenire e contrastare l’odio e la violenza online? Una netta maggioranza delle persone che hanno risposto al questionario ha individuato negli agenti propriamente istituzionali, Comune, Regione, forze dell’ordine, i soggetti che dovrebbero avere un ruolo maggiore nel prevenire la violenza in rete". Spiega il professor Thomas Casadei, direttore di CRID: "Dal progetto ‘Violenza e social network: analisi e percorsi di educazione alla legalità’ emerge chiaramente che nell’ottica di prevenire e contrastare il fenomeno dell’odio online, è certamente fondamentale il ruolo di istituzioni". Conclude Andrea Bosi, assessore alla legalità: "Quella di CRID è una ricerca davvero interessante e utile per poter calibrare le politiche pubbliche, gli strumenti a disposizione degli enti locali soprattutto in ambito di prevenzione e contrasto. Seguitiamo a lavorare insieme, Comune e Crid".
Stefano Luppi