ALESSANDRO TREBBI
Cronaca

Il podcast del Ricordo: "Una pagina dolorosa vissuta dalla mia famiglia"

Giulia Rocco ha deciso di pubblicare le testimonianze dei parenti stretti "Ho sempre chiesto dell’esodo a mia nonna Maria che mi ha cresciuta".

Giulia Rocco autrice del podcast Goli Otok-L’isola che non c’era’

Giulia Rocco autrice del podcast Goli Otok-L’isola che non c’era’

Il giorno del Ricordo ha portato alle orecchie di chi vuole ricordare l’esodo giuliano-dalmata ‘Goli Otok – L’isola che non c’era’, il podcast della modenese Giulia Rocco disponibile su Spotify che racconta in maniera sentita e puntuale, attraverso ricordi di famiglia e testimonianze storiche, una pagina dolorosa della storia italiana. Lo fa raccontando da un lato dell’emigrazione di nonna Maria, arrivata a Modena nel 1952, e dall’altro della prigionia dello zio Domenica, ‘Uccio’, finito in un campo di rieducazione sull’isola di Goli Otok senza un processo e senza avere più la possibilità, in seguito, di spostarsi in Italia.

Giulia, ci racconta di come è nata l’idea di questo podcast? "Avevo registrato le testimonianze di mio zio e del suo amico Virgilio tra 2007 e 2008: volevo farci un documentario, ma alla fine, nel 2015, ho messo online un racconto cross-mediale, proponendo anche un crowdfunding per tradurlo in quattro lingue. Il sito però è stato chiuso e tutto è andato perso. Oggi, con un po’ di tempo in più, ho pensato di farci un podcast". Un podcast che racconta della sua famiglia, giusto?

"Ho sempre chiesto dell’esodo a mia nonna Maria, la nonna che mi ha cresciuto. Lei e il nonno, nella notte di Capodanno del 1952, vennero via da Rovigno con la loro primogenita, mia zia, e mio papà nella pancia. Vennero a Modena per raggiungere la mia bisnonna che lavorava in manifattura tabacchi ed era migrata due anni prima. E poi ho chiesto a mio zio della prigionia, quando andavamo a trovarlo a Rovigno".

Racconti difficili da accettare? "Non mi sono mai state messe di fronte le emozioni. Solo racconti dei fatti".

Il podcast è dedicato all’isola di Goli Otok, dove era rinchiuso lo zio ‘Uccio’? "Sì, mio zio ha passato due anni in una prigione, sull’isola di Goli Otok, un centro di ‘rieducazione’ al nuovo regime di chi era considerato un oppositore. Sull’isola i vecchi prigionieri pestavano i nuovi e le condizioni erano pessime".

Quale? "Mia zia chiudeva sempre le finestre".

Perché finì in prigione? "Nemmeno lui è mai riuscito a rispondere. Non era iscritto al Partito Comunista, quindi non poteva essere accusato di filo-stalinismo dopo la scomunica avvenuta ai danni di Tito. Forse per una delazione, per qualche sua opinione espressa tra amici. Non c’è mai stato un processo e una volta considerato rieducato, nel 1951, è stato fatto uscire".

Però non è mai arrivato in Italia? "No, nonostante avesse richiesto l’opzione: capitava spesso a chi era stato imprigionato a Goli Otok".

Alla nonna non venne mai in mente di tornare o a zio Uccio di riprovare la strada dell’Italia? "No, negli anni Ottanta, quando morì Tito, la famiglia dello zio era ormai radicata in Istria. I beni dei miei nonni a Rovigno, invece, erano stati tutti sequestrati, non avevano più nulla lì. sarebbero dovuti ripartire da zero".