"Una persona chiave per il mio arrivo in Italia e per iniziare a giocare è stata mio zio. Da piccolo ho rotto molte cose giocando, non solo a casa, anche in giro". Inizia col sorriso, ripensando al passato, il racconto di Kleis Bozhanaj ai canali canarini. È l’anno della consacrazione, probabilmente, per lui. Dopo i gol capolavoro nel derby e a Catanzaro dello scorso anno sotto la gestione Bianco, Bisoli ha puntato molto su di lui in questo inizio di stagione. Si inizia a percepire anche una certa modenesità: "Tra gnocco fritto e tigelle scelgo il primo – ha continuato – il cibo preferito in assoluto, invece, è la pizza. L’Albania è un paese bellissimo, con i suoi difetti come tutti, ci mancherebbe. Però, per crescere è meraviglioso. L’arrivo in Italia non fu semplice, in convitto a 16 anni, non conoscevo la lingua e la gente. Uno dei periodi più difficili l’ho trascorso in Portogallo nel 2021/22, non mi allenavo più con la squadra e fu pesante. Lo scudetto vinto ad Empoli esperienza unica e magnifica". La storia di Bozhanaj racconta di radici solide con il suo paese, dove torna in estate per trascorrere le vacanze. Lo scorso anno era entrato nel mirino della Nazionale in vista degli Europei, in particolare dopo l’exlpoit del girone d’andata. "Il mio sogno è portare l’Albania ai Mondiali. Quello da piccolo era diventare un calciatore, anche se sembra scontato dirlo ora. Altrimenti, avrei continuato a studiare perché non andavo male a scuola. Al ‘me’ piccolo dico che di strada ne abbiamo fatta ma ce n’è ancora tanta da fare. Il mio idolo è mio fratello, quello calcistico è Kakà – ha sorriso – poi Fernando Torres e anche Neymar. Kakà perché era elegante e quando accelerava era molto forte. Genio dei Balcani io? A Modena potrei sentirmi così, tanto ci sono solo io..." ha scherzato. Del dialetto modenese conosce ancora poco ("L’altro giorno sentivo due anziani parlare in dialetto, stavo sudando un attimo..."), tra i compagni più forti con cui ha giocato ci sono l’empolese Fazzini e Palumbo, con quest’ultimo non mancano gli scherzi ("Un albanese e un napoletano, ci mettiamo un po’ a capirci..") ma gli ruberebbe qualcosa: "A lui il mancino, di Caldara la mentalità – ha concluso – Caldara e Botteghin sono anche i più ingiocabili".
Alessandro Troncone