Nel suo ’Amfiparnaso’, la ‘commedia harmonica’ che compose attorno al 1597, Orazio Vecchi introdusse una novità: fece cantare alcuni suoi personaggi nelle lingue locali, in dialetto veneziano Pantalone, il bolognese il dottor Graziano, e in uno spagnolo bizzarro il capitano Cardone. "E proprio Orazio Vecchi creò un personaggio, Francatrippa, che era un esempio di commistioni linguistiche originalmente evidenti. Geniale", fa notare Gian Carlo Montanari, scrittore e poeta dialettale modenese, che insieme a Lucio Diegoli, pianista e docente originario di Finale, ha composto le canzoni – in vernacolo geminiano – raccolte in un bel volume con cd allegato, ’Al teimp al pasa come un curidor’, pubblicato nella collana Il Fiorino delle edizioni Sigem, con il sostegno della banca Sanfelice 1893.
"Un libro da leggere e da ascoltare – spiega il maestro Diegoli –, come un viaggio nel cuore della nostra cultura locale attraverso dieci canzoni dialettali che abbiamo unito a due brani in italiano, dedicati a due mostri sacri dello sport, Fausto Coppi e Dorando Pietri". Nate nell’arco di una ventina d’anni, queste canzoni ci portano a spasso nel tempo, quel tempo che – appunto – va veloce e scappa via ’come un corridore’. C’è il richiamo dei sentimenti, "La mama la dis / che un, anch de sfris, / tuchèe da l’amor / al sciopa ed dulor", ci sono le più dolci e semplici parole d’amore, "Semplizemeint at dégh che me a-t vói bein", c’è il volo della fantasia in un altro brano, "I han vindû la Ghirlandeina", dove si immagina che gli americani vengano a comperarsi la nostra amata ‘piopa’, "Ragazòo, e-n fedi i tanan, nueter a-n sàm di merican". "Le canzoni dialettali – sottolinea Montanari – conservano e tramandano frammenti di vita, tradizioni, ricordi, storie che appartengono al nostro bagaglio culturale". "E io non ho fatto altro che ‘ascoltare’ i versi, facendomi guidare dalla musicalità del dialetto, assai simile al francese", rivela Diegoli.
Nel cd, registrato presso lo studio di Luciano Gaddi, le canzoni vengono eseguite da vari interpreti, fra cui il cantautore modenese Roberto Zanni, l’eclettico Leonardo Merighi, finalese, con il figlio David, la cantante jazz vignolese Marika Pontegavelli, e la profonda Valentina Rabacchi, vocata al repertorio lirico barocco, che – aggiunge Diegoli – "si è calata perfettamente nelle sonorità della nostra musica". Nel libro il testo di ogni brano è accompagnato dalla traduzione, e anche dallo spartito, curato dalla mandolinista Maria Cecilia Vaccari. E la copertina ci porta proprio a Finale con un bellissimo disegno di Giuseppe Diegoli, indimenticabile artista, padre del Maestro: il teatro Sociale, la chiesa di San Francesco e la vicina ex scuola materna, tutti luoghi che il terremoto del 2012 ha segnato profondamente e che non sono ancora rinati. "Al teimp al pasa come un curidor", già, e tante ferite restano.