Sono trascorsi quasi due anni dalla terribile notte del 17 novembre 2022, quando Alice Neri, la giovane mamma di Ravarino, nel Modenese, fu ammazzata a coltellate nelle campagne di Concordia per poi essere gettata nel baule della sua auto, data alle fiamme. Un delitto che ha sconvolto il paese e ha avuto risonanza nazionale – a processo c’è il tunisino Mohamed Gaaloul – ma che sembra essere stato ’dimenticato’ dalla burocrazia. Alice, infatti, risulta per le carte ancora viva e lo stallo impedisce alla famiglia anche di darle una degna sepoltura. Il corpo della 32enne giace nell’istituto di medicina legale di Milano, a disposizione dell’autorità giudiziaria nel caso in cui vengano disposte sui resti eventuali ulteriori perizie. Niente nullaosta, dunque, almeno fino a quando non parleranno in aula i periti medico legali. Forse è proprio per questo – anche se ‘l’inghippo’ non è chiaro –, che ad oggi, a livello burocratico, non vi è stata alcuna dichiarazione di morte di Alice Neri. In sostanza la 32enne per lo Stato non è ancora morta nonostante nelle aule del tribunale di Modena si stia celebrando il processo per il suo delitto.
A denunciarlo pubblicamente sui social questo paradosso è stato il vedovo della vittima, Nicholas Negrini: "Dopo ben due anni dalla morte di Alice, 24 mesi ormai, l’autorità giudiziaria non è stata neanche in grado di dare un banale avviso di morte al comune di Concordia sulla Secchia, facendola risultare ancora oggi a tutte le istituzioni di fatto ancora viva (INPS, ISTAT, Anagrafe, ecc.)". Una questione che non è solo formale ma sostanziale. Il marito della vittima infatti denuncia come questo stia limitando economicamente sia lui che la figlioletta, che oggi ha sei anni. In caso di morte violenta è l’autorità giudiziaria a dover comunicare il decesso, ma questa notifica al Comune di Concordia non è mai arrivata. La situazione, ovvero il limbo in cui si trova a ‘sopravvivere’ Negrini, lo costringe a pagare interamente il mutuo, ad esempio, non potendo accedere alla polizza per dimezzare la rata. Inoltre il conto corrente cointestato con la vittima risulta bloccato per metà, così come i fondi in obbligazioni che permetterebbero all’uomo di estinguere i debiti che si sarebbero accumulati a seguito di molteplici spese legali sostenute. Negrini, infatti, inizialmente era iscritto nel registro degli indagati per il delitto della moglie (come atto dovuto). Impossibile per l’uomo percepire le indennità mensili come assegno unico e la reversibilità, essendo il sistema previdenziale in attesa di una registrazione del decesso. Inoltre tasse e Isee risulterebbero ancora calcolati sul nucleo familiare composto da tre persone. Negrini si trova ancora costretto a pagare le rete dell’auto della moglie, distrutta dalle fiamme. il suo legale, l’ex pm Antonio Ingroia dice: "La situazione è grottesca abbiamo sollecitato più volte procura, abbiamo presentato istanza ma non sono arrivate risposte. Negrini è indignato: ha ragione"