VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Il dolore del rabbino Goldstein: "Stiamo vivendo una tragedia. Qui però ci sentiamo protetti"

ll capo della comunità ebraica: "Quello che sta accadendo riaccende ricordi e sentimenti che fanno male anche fisicamente. Grazie alle forze dell’ordine e alle istituzioni".

Il dolore del rabbino Goldstein: "Stiamo vivendo una tragedia. Qui però ci sentiamo protetti"

"Quello che sta accadendo risolleva ricordi e sentimenti pesanti, che fanno male anche fisicamente. Ringraziamo le forze dell’ordine che a Modena si prendono cura della nostra incolumità". Il Rabbino Capo Beniamino Goldstein interviene con il dolore nel cuore sul massacro subito dallo Stato di Israele durante lo shabbat e la festa di Simchat Torah. "Quando sono arrivate queste notizie – spiega – essendo giornata di festa non ci era chiaro il quadro della situazione, fino a domenica sera, quando le notizie sono diventate sempre più angoscianti. Quando ci siamo resi conto della situazione abbiamo provato un pofondo dolore, è una tragedia immane. Anche durante le ultime festività qua a Modena – sottolinea - abbiamo avuto la presenza delle autorità e dell’esercito che si prendono cura della nostra incolumità e di questo siamo grati. Adesso la Sinagoga , così come le sedi delle comunità ebraiche del territorio sono ritenuti nuovamente obiettivi sensibili: non tutto si ferma nel posto in cui avviene, soprattutto in un’epoca globale come la nostra in cui i confini vengono valicati. Siamo preoccupati per la situazione in generale – commenta ancora il Rabbino - ma viviamo in un posto in cui ci sentiamo tranquilli e fortunati. Quando parlo con i miei colleghi, i rabbini in Europa e racconto loro che i miei figli studiano nelle scuole pubbliche per tanti è una situazione ancora impossibile da concepire. Il fatto che un bambino ebreo possa frequentare una scuola pubblica, in altri parti d’Europa, è pericoloso – rimarca – Ci sono paesi in cui mandare i propri figli in una scuola pubblica non è una cosa così scontata come in Italia, proprio per problemi di sicurezza". Il dolore è accompagnato da una profonda preocuppazione. "Abbiamo famiglia là: mia moglie è israeliana e mio suocero è mancato poco tempo fa. Era un ebreo nato in Polonia nel 1938 e tutta la sua vita è sfuggito allo Shoah, è arrivato in Isralele e ha partecipato alle varie guerre. Una volta eravamo con lui in Slovenia e vedendo i contadini tranquilli diceva: avremmo voluto essere così anche noi, non abbiamo mai potuto. Questa era l’impressione di un ebreo polacco e la tranquillità, nel 2023, non ci è ancora concessa – commenta con amarezza Goldstein – Non possiamo ancora vivere in pace. La cosa che più colpisce rispetto a quello che è successo è che oltre al fatto dell’esorbitante numero di perdite, avvenuto in giornate sacre, è stata la modalità che ha sollevato ricordi di Pogrom: una cosa di una gravità e di una tristezza assolute. Quello che sta accadendo risolleva ricordi e sentimenti pesanti, che mai avremmo voluto rivivere".

Noemi Di Segni, presidente unione delle Comunità Ebraiche Italiane afferma: "Alle famiglie che hanno perso i loro cari il nostro fraterno cordoglio unendoci al dolore e allo strazio dell’intero popolo. In poche ore Israele si è trovata sotto totale attacco, violata nei propri confini e libertà statuite da tutte le norme di diritto internazionale, travolta da una barbarie smisurata da Hamas, un’organizzazione terroristica finanziata da diversi paesi – primo fra tutti l’Iran - che progetta ed esegue la distruzione totale di Israele e di tutte le Comunità ebraiche nel mondo".