VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Il delitto di Alice Neri, in aula torna il mistero sui vestiti di Gaaloul: “Le scarpe sono a casa”

Ieri mattina l’imputato è stato nuovamente interrogato dalla procura. Focus sugli abiti indossati la notte del delitto: calzature mai ritrovate. L’avvocato Ghini: "La perquisizione non è stata fatta nel migliore dei modi"

Il delitto di Alice Neri, in aula torna il mistero sui vestiti di Gaaloul: “Le scarpe sono a casa”

Modena, 16 gennaio 2025 – "Quando siamo entrati in via Mazzalupi abbiamo incrociato quell’auto. Lei è andata in ansia, si è fermata e mi ha detto: ’vai’. Le avevo chiesto di accompagnarmi a casa ma poi ho cambiato idea. Mi aveva chiesto di andare con lei fino a Carpi e ho rifiutato. Perchè quella notte non ho usato la bici? Pioveva. Mi ha chiesto come mi chiamassi ma io non sapevo il suo nome". Ha continuato a ribadire la propria ‘verità’ ieri in aula Mohamed Gaaloul, il tunisino accusato del barbaro delitto della giovane mamma di Ravarino, Alice Neri, avvenuto tra il 17 e il 19 novembre di due anni fa.

Davanti alla Corte d’Assise, presieduta da Ester Russo l’imputato è stato interrogato prima dai pm Amara e Natalini e poi dalla Corte. Ha negato di aver assunto cocaina quella sera, pur essendo state trovate successivamente tracce nel suo borsello. "Erano forse di qualche sera prima" ha dichiarato. Ha negato di aver utilizzato il telefonino della vittima e ha spiegato poi il perchè, una volta salito a bordo dell’auto di Alice Neri, si sia prima fermato vicino ad un argine per poi cambiare luogo.

"L’altro era poco sicuro" ha affermato. Gaaloul ha confermato di aver avuto rapporti sessuali con la vittima ma di essere poi sceso dall’auto dopo aver trascorso con la stessa circa tre ore. L’imputato è stato poi "incalzato" sul mancato rientro a casa, avendo chiesto un passaggio alla vittima, a suo dire, per rientrare appunto nell’abitazione di Vallalta ma avendo poi preferito dormire fuori, nei pressi di un casolare. "Ho cambiato idea" ha rimarcato. Punto centrale ieri dell’udienza anche la misteriosa scomparsa delle scarpe che indossava quella notte. "Le ho portate a casa; sono a casa" ha affermato l’imputato. Eppure le calzature, nel corso della perquisizione del nove dicembre non sono state trovate, così come il giubbotto.

"Ho sostenuto fin dal principio che la perquisizione non sia stata fatta nel migliore dei modi – afferma l’avvocato dell’imputato, Roberto Ghini –. Parliamo di un’abitazione su due piani, piena di sacchi, di borse, di armadi e la perquisizione è durata circa due ore. Non abbiamo una sola fotografia dei vestiti all’interno degli armadi – sottolinea –. Io feci espressamente un’istanza al pm a febbraio dove chiedevo di fare accesso alla casa che stava per essere restituita e sequestrare un certo vestito e magari altri. La procura ha però deciso di no. Credo che vestiti e giacche fossero in quell’abitazione. Quando ho fatto accesso ho visto trenta, quaranta paia di scarpe: quando mi sono recato sul posto, erano un centinaio di metri per piano, colmi di armadi e vestiti. Avevo fatto accesso per prelevare i pantaloni ma certo non potevo fare io una perquisizione".

Le telecamere immortalarono Gaaloul mentre entrava in casa ma l’avvocato sottolinea come vi sia un buco di 19 ore nelle immagini. Gaaloul, inoltre, ha ribadito di non essere fuggito all’estero ma di esservisi recato per questioni di lavoro, avendo già ‘un contatto’ sul posto per iniziare a lavorare nei cantieri. "Non andò all’estero con un contratto scritto ma è pacifico che sia andato da suoi concittadini che lo hanno fatto lavorare nell’edilizia. Lui pubblicava sui social se stesso mentre stava lavorando in Francia. Non è scappato – insiste il legale – ha tenuto il suo cellulare, ha passato la frontiera con i suoi documenti, se ne è andato una settimana dopo rispetto all’omicidio e diede appuntamento alla moglie davanti alle auto della polizia".