Il debutto di ’Come gli uccelli’: "Amore, conflitti e storia"

Il capolavoro teatrale "Come gli uccelli" di Waidi Mouawad debutta in Italia, una riflessione profonda su amore e conflitti attuali, diretto da Marco Lorenzi al Teatro Storchi di Modena.

Il debutto di ’Come gli uccelli’: "Amore, conflitti e storia"

’Come gli uccelli’ in una fotografia di Giuseppe Distefano

‘Come gli uccelli’: il capolavoro del drammaturgo franco-libanese Waidi Mouawad, diretto per la prima volta in Italia da Marco Lorenzi, debutta stasera alle 21 al Teatro Storchi di Modena, in collaborazione con Emilia Romagna Teatro (Ert). Fino a domenica andrà in scena un racconto che intreccia vicende personali e grande storia, una riflessione intima e profonda su conflitti tragicamente attuali. Al centro, la storia d’amore tra Eitan, giovane di origine israeliana, e Wahida, ragazza di origine araba, in una realtà fatta di conflitti, dolore, odi, attentati.

Lorenzi, come nasce lo spettacolo?

"La messa in scena a teatro è stata al tempo stesso un’operazione editoriale, in quanto il testo non è molto conosciuto in Italia. Il titolo ‘Come gli uccelli’ è preso da una frase del libro: la metafora ornitologica è presente nella trama che si dipana in quattro atti, ognuno quei quali porta il nome di un uccello: Uccello di bellezza, del caso, anfibio e, infine, Uccello del dolore. Un animale che vola e supera ogni barriera, confine, muro, quelli che incontriamo in noi e verso gli altri".

Lei è molto legato a questo testo…

"È un progetto con origini lontane nel tempo: ho iniziato a corteggiare l’idea quattro anni fa, la lettura di Waidi Mouawad è stato amore a prima vista, un colpo di fulmine. Poi certo sono subentrate tante questioni: concentrarsi su un testo straniero poco conosciuto, tematiche scottanti, mettere insieme tutti i sostenitori. Ma ne valsa la pena".

L’amore è al centro della scena?

"Non solo. Il debutto è avvenuto il 10 ottobre 2023; il 7 ottobre Hamas ha attaccato Israele. Una coincidenza quasi paradossale. Alle spalle avevamo due anni e mezzo di lavoro e, non so spiegare, è come se le antenne degli artisti sentissero da che parte si muove il mondo. È passato un anno dal debutto ma l’emozione è la stessa, sempre più convinti della bellezza di questo spettacolo e della necessità che il teatro parli di certi archetipi, del rapporto con l’Altro (con la A maiuscola), contrapponendo alla violenza, all’odio, quella che è la speranza. Anche attraverso il teatro come con questo testo, di un narratore eccezionale che sa trasmettere sentimenti come dentro ad una favola ma con la forza del contemporaneo e la tridimensionalità della tragedia greca".

Che rapporto c’è tra realtà e simbolismo?

"Sul piano della realtà protagonista è la storia d’amore tra i due ragazzi, un Romeo e Giulietta contemporaneo. Questo è l’innesto del plot: attraverso le loro peripezie poi è affrontato il mistero sanguinoso e doloroso della famiglia di lui, che influenza il presente e il futuro. Sotto l’aspetto simbolico, ci si chiede quanto l’eredità culturale del nostro passato ci determina".

Maria Silvia Cabri