STEFANO LUPPI
Cronaca

Il crollo del cinema Scala. Un salone da ballo liberty dimenticato e ’occupato’

Progettato da Cesare Bertoni, aprì nel 1914. Negli anni ’90 divenne multisala. Nel 2011, ormai abbandonato, ospitò per alcuni mesi gli anarchici del ’Guernica’.

Il crollo del controsoffitto del vecchio cinema Scala di via Gherardi, avvenuto giovedì all’alba, non ha per fortuna causato vittime nonostante il timore che lì avessero trovato ricovero delle persone senza fissa dimora. L’edificio parzialmente crollato, che fino alla chiusura avvenuta nel 2009 è stato una delle principali sale cinematografiche della città, da tempo giaceva in stato di abbandono e di diffuso degrado, come più volte in passato ha testimoniato chi abita nei pressi. Oggi, con l’ultimo episodio, un’altra importante testimonianza della storia cinematografica della città se ne va probabilmente per sempre, così come si è conclusa da tempo la storia, ad esempio, dell’ex Embassy in centro storico – oggi una pizzeria – e dei cinema Olympia e Principe, di recente acquisiti da una società legata a Marco Panini esponente della nota famiglia che inventò le figurine dei calciatori.

A differenza di molte decine di vecchi cinema di Modena e dell’Italia intera l’ex Scala non è firmato "dall’architetto dei cinema" per antonomasia, ossia il modenese Vinicio Vecchi, scomparso nel 2007, di cui quest’anno ricorrono i cent’anni dalla nascita. Il progetto dello "Scala" (e poi "Nuovo Scala"), infatti, è del modenese Cesare Bertoni, nato a Modena nel 1884 e scomparso nel 1948. Il progettista era una figura importante, anche se oggi pressoché sconosciuta a differenza di Vecchi, tanto da divenire socio dell’Accademia di Belle Arti ed essere l’autore dell’Albergo Reale poi Hotel Fini e di casa Zanasi in largo Garibaldi. Bertoni per il committente Florio (o Floro) Ferrari, che aveva appena comprato delle terre dai latifondisti Solmi fuori porta Sant’Agostino, realizzò il "Salone da ballo Eden", pronto nel 1913 e aperto al pubblico l’anno seguente. Quell’edificio fu il "progenitore" dello Scala, nome che ben presto affiancò "Eden" e poi ne sostituì il nome probabilmente fin dagli anni venti del ‘900. Il nome "Scala", infatti, deriva dalla località che un tempo definiva quella parte della campagna modenese, oggi città a pieno titolo, e si mantiene nel nome dell’edificio dalla facciata pienamente Liberty, i cui caratteri ancora si distinguono facilmente.

"Impostato sullo schema classico platea-galleria – ha scritto la storica Anna Rosa Venturi – lo Scala è dunque un edificio ancora caratterizzato da linguaggi tardo eclettici, con un fronte asimmetrico che si sviluppa lungo il lato della sala, cui si affianca l’atrio d’ingresso, marcato da un arco termale culminante con un fastigio piuttosto elaborato". Dopo decenni di attività nel 1993 ci fu bisogno di un restauro e così, trent’anni fa, proprio l’architetto Vinicio Vecchi lo trasformò nel multisala "Nuovo Scala". Così scriveva in una ricerca storica Italia Nostra Modena nel 2017: "Abbiamo eseguito delle ricerche d’archivio sulla sala Eden - Scala per raccontarne la storia ai modenesi e soprattutto a chi li governa e a chi in qualche modo può o potrebbe intervenire per salvare l’edificio". Sensibilità mai dimostrata da alcuno, tanto che dopo la chiusura del 2009, nel 2011 si installarono lì per qualche mese gli antagonisti del Guernica e le proprietà, cinema e tre appartamenti annessi, vennero presto vandalizzati tra poltroncine del cinema sparite e porte sfondate. Una fine non degna per lo storico Scala il cui crollo odierno decreta probabilmente la fine di un altro pezzo della "vecchia" Modena.