Il trasferimento degli uffici di Modena Fiere a Bologna è un brutto segnale. E potrebbe essere, secondo il centrodestra modenese, il primo passo verso la dismissione. Così la pensa Piergiulio Giacobazzi, consigliere comunale e capogruppo di Forza Italia: "La chiusura dell’ufficio di Modena sancisce anche il termine di una lunga fase di declino del sistema fieristico di Modena sfociato prima nella obbligata uscita del Comune dalla società con l’acquisizione totale da parte di Bologna Fiere e, in queste ore, anche con la chiusura dell’ufficio. Anziché beneficiare della sinergia con Bologna, Modena ne è stata lentamente fagocitata, nell’incapacità e nell’inerzia dell’Amministrazione comunale, passando dal recitare un ruolo subalterno a sparire di fatto dalla scena regionale dove, al contrario, altre realtà provinciali sono cresciute. Inoltre – aggiunge Giacobazzi – non di poco conto, è lo spreco di denaro legato all’area e agli edifici della Fiera che, di proprietà del Comune, rappresentano un danno economico anziché una opportunità. L’esatto contrario di cui una città come Modena avrebbe bisogno.
Il disastro è totale. Modena non si meritava e non si merita questo per il futuro. E’ chiaro che c’è un mondo da ricostruire, per ridare a Modena almeno un minimo di dignità perduta".
Dello stesso tenore le dichiarazioni di Luca Negrini, capogruppo di Fratelli d’Italia: "Il grave errore di cui si parla troppo poco è il non avere tenuto conto dell’importanza dell’indotto in termini economici che la fiera, funzionante, garantiva alla città e a tutta la componente di servizi, attrattività, accessi al comparto ristorazione, a quello alberghiero. Questo Bologna invece lo sa bene. Si rimane sbalorditi nel leggere gli accessi che molti appuntamenti un tempo divenuti un must per la città riuscivano a raggiungere. La domanda allora sorge spontanea e non si può ricevere come risposta solo quella relativa al fattore economico societario perché noi il quesito lo dobbiamo porre in termini più ampi, ovvero: come mai non è stato salvato un indotto su cui decine di migliaia di persone del territorio, ognuno all’interno del proprio segmento settoriale, contavano. Perché questa è la vera domanda. Raccontare che il problema è circoscritto alla fiera è compiere un enorme errore di comprensione e minimizzazione della situazione perché il danno del non aver salvato la centralità della fiera modenese e la sua autonomia non lo paga solo la fiera stessa, ma tutta la città. Tutti i modenesi".