GIANPAOLO ANNESE
Cronaca

Il caso Venturelli. La segretaria ’Machiavelli’ che sfida i big

Ritratto dell’osservata speciale dal nazionale. Sabato le dimissioni. Modena ribelle: mai successo.

Il caso Venturelli. La segretaria ’Machiavelli’ che sfida i big

Il caso Venturelli. La segretaria ’Machiavelli’ che sfida i big

Modena, 3 luglio 2024 – Vittima sacrificale di un partito in confusione o machiavellica giocatrice di poker? Chi è davvero Federica Venturelli, la giovanissima segretaria del Pd cittadino che sta tenendo testa ai vertici nazionali, da Schlein a Bonaccini? Laureata in giurisprudenza, 28 anni, impiegata, è stata proclamata regina delle preferenze con 2.064 consensi, il record assoluto dopo quello di Francesca Maletti nel 2014 attirandosi stima e invidia. Capace di reggere ogni critica, ha imparato militando nel Pd che nelle interviste ai giornali è meglio non dire nulla, salvo poi quando si presenta l’occasione ghermire sempre rapidamente l’intera posta politica in palio, facendosi amare dagli ‘amici’ e detestare dai ‘nemici’. Ha raccolto tanti voti attraverso il suo precocissimo impegno già a 18 anni (è entrata in Consiglio comunale nel 2014) e una famiglia, soprattutto la mamma, politicamente molto radicata a Modena.

Sotto l’ala protettiva dell’ex sindaco Muzzarelli è riuscita (non solo lei per la verità) a troncare l’ascesa del designato sindaco Andrea Bortolamasi, si è fatta votare dall’assemblea il terzo mandato per il Consiglio a capo di una lista che non annoverava Francesca Maletti, l’unica vera competitor che poteva insidiarle il primato. Chi la avversa la accusa di aver trattato come segretaria per se stessa l’assessorato in giunta, sebbene per altri sia stato questo il suo vero passo falso: "Doveva restarne fuori, facendo la presidente del Consiglio, e investire sul suo futuro".

Infine venne Andrea Bosi, detronizzato in due tempi, prima dal posto quasi certo in giunta, quindi dalla quasi ottenuta presidenza di un Consiglio dove il gruppo è più o meno tutto dalla parte della segretaria. "Venturelli è osservata speciale – soffiano ai piani alti – il patto Schlein e Bonaccini si basa sulla rappresentanze di tutte le aree a tutti i livelli. A Modena è stato violato mettendo fuori gioco Bosi". Venturelli – così come Roberto Solomita – è di fatto dimissionaria e sabato in direzione provinciale verrà formalizzato l’abbandono. Lo statuto prevede che si possano sostituire i dimissionari attraverso le rispettive assemblee cittadine e provinciale, senza passare dai congressi: è necessaria però la maggioranza assoluta dei voti. Se manca si può pensare a un traghettatore unico fino al congresso.

D’altra parte il malcontento di Schlein pare esserci non solo su Modena, ma anche su Reggio e su Bologna. Tradizionalmente il partitone modenese (dal Pci in giù) non è quasi mai entrato in collisione con i vertici nazionali. Il famoso ‘modello emiliano’ – ‘il social capitalismo’ – è stato possibile in queste terre in virtù del patto secondo cui, detta brutalmente, ‘noi vi facciamo costruire i vostri distretti industriali, voi in cambio non rompete le scatole sulle decisioni a Roma’. Ricordava Edmondo Berselli nel libro ‘Quel gran pezzo dell’Emilia’ che "il prezzo del successo economico era stato pagato con la più rigorosa fedeltà alla dottrina. In casa, con la supremazia delle opere, si poteva fare una tranquilla professione socialdemocratica; all’esterno, dove contavano le parole, e a Roma, dove contava la linea della segreteria, si pronunciavano poche ovvietà tardomarxiste o gramsciane con la coscienza e il cervello perfettamente sgombri". Così cambia la storia del partitone modenese.