MARIA SILVIA CABRI
Cronaca

"I responsabili vogliono sentirsi padroni del caos generato"

"Non sono né la noia né il tempo libero a generare azioni simili". Il dottor Maurizio Montanari, psicologo e psicanalista,...

"Non sono né la noia né il tempo libero a generare azioni simili". Il dottor Maurizio Montanari, psicologo e psicanalista, interviene su quanto accaduto all’istituto Barozzi. "E’ bene fare piazza pulita di triti luoghi comuni che non aggiungono nulla a un’analisi sociologica di questo fenomeno. Ognuno di noi ha il ricordo di interminabili giornate adolescenziali colme di noia con pomeriggi infiniti da riempire. Non per questo si andava in giro a infastidire o recare danno agli altri. I comportamenti ‘antisociali’, che ottengono come effetto quello di mettere alla prova il legame, sono oggi più frequenti di un tempo, questo è un dato innegabile. Ciò detto non si cada nella facile equazione dei ‘bei tempi andati’. Ricordo che solo una generazione fa vi erano comportamenti distruttivi assai letali, come ad esempio l’abuso di eroina che ha falcidiato non poco i giovani. Così come c’erano le risse e i regolamenti di conti. Dove sta la differenza con questi gesti eclatanti di oggi? Questi paiono rivolti all’altro, per certi versi fatti per essere visti, per dare un segnale (alla scuola, alle famiglie), per tenere in scacco. Per sentirsi ‘padroni’ del caos generato. È necessario introdurre nel lessico quotidiano le categorie cliniche che la psicoanalisi ha evinto, e dare alle cose il loro nome: questo modo di agire si chiama sadismo". Prosegue il dottor Montanari: "Come insegna Jacques Lacan, psicanalista e psichiatra francese, alcuni individui ‘vogliono’ fare vibrare le ‘corde dell’angoscia’ dell’altro, per tenerlo in scacco e instaurando su di lui un potere che pretende illimitato. Dunque, da un certo punto di vista, l’effetto finale di mettere in allarme tutta la struttura, come è accaduto nell’episodio dell’istituto Barozzi che è stato evacuato, è probabilmente un effetto voluto". Un altro elemento importante sottolineato dallo psicanalista è "l’assenza del concetto di limite e di ‘reato’, che a volte conduce i soggetti a sotto dimensionare le loro azioni. Nel caso in cui, in particolare, queste azioni avvengano in gruppo, sono soggette alla cosiddetta ‘diluizione della colpa’". In questo caso la giovane età "impone di correre ai rimedi, non solo educativi ma anche sanzionatori. Questo perché, in caso contrario vale a dire se si diluisse il tutto in una sorta di ‘ragazzata’, si porterebbe avanti un processo di deresponsabilizazione, capace poi di generare adulti che si sentono in grado di oltrepassare ogni limite perché non frenati a suo tempo".

Maria Silvia Cabri

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