"Come faccio a proteggere mia figlia quando, la sera, percorre le vie del centro?". "Come faccio a capire se mio figlio è bullizzato?". "C’ è un modo per capire se commette gesti tremendi, picchiando e rapinando i coetanei? Come possiamo proteggere i nostri figli dalla violenza?". Seduti e attenti tanti genitori mercoledì sera hanno assistito all’assemblea pubblica, promossa proprio dal comitato genitori e andata in scena nella sala della parrocchia Gesù Redentore. Il tema della serata era ‘Violenza di Genere, violenza in Genere’ proprio per affrontare il delicato tema della devianza giovanile, delle cosiddette baby gang e contemporaneamente capire se gli autori, in età adulta possano portare quella stessa violenza tra le mura domestiche. Relatori della serata il dirigente della squadra mobile Mario Paternoster, il vice questore Salvatore Blasco, (autore del libro amore Cieco), lo psicoanalista Maurizio Montanari e lo psicologo esperto di Cyberbullismo Andrea Bilotto.
Nel corso della serata è emersa la paura dei genitori di fronte ai numerosi episodi di criminalità che vedono coinvolti giovanissimi e, dalle forze dell’ordine, è arrivata la conferma di una recrudescenza del fenomeno sul nostro territorio. Aggressioni quasi quotidiane da parte di giovanissimi ai danni di altri ragazzini e, raramente, gli autori hanno percezione della gravità dei gesti commessi. Nel corso del dibattito è emerso come la violenza, oggi, non ‘corra’ solo in strada ma soprattutto sui social che diventano una pericolosa arma. Gli adolescenti, infatti, hanno a disposizione ‘una rete’ di Social e applicazioni che per tante mamme e papà rappresentano un mistero e su cui corrono, velocissimi, gli insulti più crudeli ma anche video di violenze che spesso divengono terribili modelli da emulare.
"L’offesa, l’insulto, la denigrazione sui social tra coetanei è all’ordine del giorno - ha spiegato Bilotto ricordando anche gesti estremi commessi da adolescenti. Perché spesso le parole fanno più male delle botte.
"Arrivano tante notizie che preoccupano e testimoniano una violenza diffusa – affermano i genitori . Avvertiamo la necessità di confrontarci, interrogarci, ecco perché hanno partecipato all’assemblea tutti i Comprensivi di Modena e un po’ tutte le scuole. I genitori hanno provato a confrontarsi in modo unitario perchè siamo tutti una comunità educante e la scommessa è riuscita". "Il tema è di estrema importanza: non si può far finta che non ci sia un problema e che non si debba considerare come il fenomeno della violenza posta in essere da giovani ragazzi si caratterizzi dalla necessità di vedere in campo tutte le forte necessarie – ha affermato Paternoster – attraverso una strategia che è quella di fare rete. Ognuno nel proprio settore (famiglia, scuola, centri di aggregazione, forze dell’ordine) deve cercare di canalizzare, indirizzare la crescita di quelle persone che oggi si rendono magari protagonisti di comportamenti violenti. Si è registrato il porre in essere di condotte da parte di più soggetti e le vittime sono spesso indifese, o coetanee o di età inferiore. I gesti sono spesso eclatanti: l’aggressione fisica assume una portata molto più forte di quello che è poi lo scopo, ovvero la rapina ai danni del ragazzo a cui viene sottratta magari una sigaretta o delle cuffiette. Alla base si capisce che c’è un’elaborazione della violenza e della mancanza di percezione di quanto possa essere grave il gesto e di quali conseguenze possa avere".
"Il cosiddetto fenomeno delle ‘baby gang’ contiene il tentativo di ridurre ad elemento ‘infantile’ un fenomeno che invece assume sempre più’ i connotati di un problema sociale e di ordine pubblico – ha sottolineato il dottor Montanari. E’ necessario introdurre nel lessico quotidiano le categorie cliniche che la psicoanalisi ha evinto, e dare alle cose il loro nome: questo modo di agire si chiama sadismo". Il vice Questore Blasco ha poi affermato che: "L’ essere poliziotto scrittore mi sta permettendo di poter esprimere le emozioni che si provano all’interno dei nostri uffici attraverso i miei libri. Ciò garantisce alla polizia di potersi far conoscere e riconoscere dall’esterno per quello che sono i suoi rappresentanti nella loro interiorità. Sono intimamente convinto, da quel che vedo nel mio lavoro e da quel che sto scoprendo girando l’Italia che ognuno dei nostri ragazzi rappresenta una risorsa preziosa che diventa diamante solo se gli educatori sono all’altezza del loro compito".