REDAZIONE MODENA

"Hybris, ovvero l’uomo che si crede superiore"

Sabato e domenica allo Storchi lo spettacolo di Flavia Mastrella e Antonio Rezza.

"Hybris, ovvero l’uomo che si crede superiore"

Un’indagine sull’esistenza dell’uomo, sulla sua tracotanza: questo il fulcro di ‘Hybris’, lo spettacolo di Flavia Mastrella, Antonio Rezza, artisti unici "per folle e lucida genialità" (come recita la motivazione del Leone d’Oro alla Carriera ricevuto nel 2018 a Venezia), in scena al Teatro Storchi di Modena, sabato (ore 19) e domenica (ore 16). Rezza e Mastrella calcano le scene dal 1987: lui performer-autore e lei artista-autrice, da sempre firmano a quattro mani l’ideazione e il progetto di opere irriverenti e divertenti, anarchiche e surreali. Autori di un nuovo linguaggio, che definiscono "comunicazione involontaria", ossia un connubio di arte figurativa e drammaturgia, in ‘Hybris’ affrontano il rapporto tra natura e cultura. "Lo spettacolo – esordisce Flavia Mastrella – parla della supponenza dell’essere umano: ‘hybris’, infatti, era definito nell’antica Grecia il sentimento che porta gli uomini a sentirsi più potenti della propria natura e che li spingeva a rivoltarsi contro l’ordine costituito, divino o umano. Azioni che conducevano a una inevitabile punizione". Sarà Antonio, in scena, a decidere chi entra e chi esce dalla porta. "Sono io a scegliere – spiega Antonio Rezza – spostando di peso questa porta davanti agli altri personaggi che sono sul palcoscenico con me (siamo in 8, lo spettacolo più ‘corale’ che io e Flavia abbiamo mai fatto). Che criterio selettivo uso? Un totale arbitrio di classificazione, come è inerente al mio personaggio, che stabilisce ‘dove’ stanno gli altri, esercitando potere su di loro, in un delirio di onnipotenza. Lo spettacolo vuole denunciare come l’essere umano può essere se solo avesse un minimo in più di autostima; invece siamo sempre più lontani dalla visione reale di quello che accade". Una rappresentazione che ha avuta una "lunga gestazione – prosegue Flavia – c’è stata la pandemia di mezzo, ma fin dal suo concepimento abbiamo voluto mettere al centro il concetto del cambiamento e della supremazia dell’uomo sulle cose. Noi lavoriamo insieme dal 1987: io realizzo gli habitat, Antonio ci vive dentro, e insieme creiamo il ritmo, in un copione in continuo divenire, dove regna anche l’improvvisazione". Per Rezza si tratta di un doppio appuntamento: domenica alle 20.30, alla Sala Truffaut nell’ambito della rassegna ‘Schermi e Palcoscenici’, verrà proiettato il film ‘Il Cristo in Gola, cui seguirà l’incontro con il regista Antonio Rezza.

Maria Silvia Cabri