Cartelle cliniche dei pazienti ma anche dati legati all’organizzazione dei dipartimenti sanitari, nomi di medici, generalità di pazienti in Diagnosi e Cura: insomma, tutti i dati sensibili dei cittadini. La minaccia era chiara: o pagate il riscatto, tre milioni di dollari in criptovalute, o divulghiamo i dati copiati. Ieri, dopo un primo ‘assaggio’ pubblicato mercoledì e al termine di quel countdown, 18 ore, ‘concesso’ alle aziende sanitarie, il gruppo di hacker ’Hunters Intenational’ ha diffuso i dati "esfiltrati" nel corso dell’attacco criminale.
L’Ausl di Modena aveva ribadito più volte di non aver alcuna intenzione di cedere alla rischiesta degli hacker e ieri, sul dark web, sono apparsi tutti i dati in possesso della cyber gang. Parliamo della pubblicazione di quasi un ’terabyte’ di materiale, ovvero mille ’gigabyte’ con oltre un milione di file copiati. File relativi a numerosissime cartelle che contengono, ad esempio, prestazioni sanitarie ma anche bilanci, informazioni relative al covid, medicina riabilitativa, esiti di esami o dati del Csm. Informazioni con dati super sensibili da ieri in rete, nel dark web, e copiati dai criminali grazie al malware inserito nel sistema dai cybercriminali. Che fine farà ora questo prezioso e riservato materiale? I dati sensibili potrebbero essere venduti per motivi di business nello strato più profondo di internet, in cui avvengono tutte le operazioni criminali. Il rischio concreto – come spiega l’esperta Chiara Ciccia Romito, avvocato specializzato in diritto delle nuove tecnologie – è che i dati vengano utilizzati anche per mettere a segno frodi finanziarie, furti di identità e le informazioni personali possono essere utilizzate per creare attacchi di phishing mirati, che sembrano provenire da fonti legittime per ingannare le vittime e – chiude l’esperta – ottenere ulteriori informazioni o denaro.