Dopo il successo di ‘Assange, colpirne uno per educarne cento’, Alessandro Di Battista, politico, opinionista e scrittore, mette in scena la trasposizione teatrale tratta dal suo ultimo libro dal titolo ‘Scomode verità. Dalla guerra in Ucraina al massacro di Gaza’.
Lo farà a Modena, domani sera alle ore 21, al Teatro Michelangelo.
Una scelta, quella di passare dalla carta stampata al palcoscenico, che l’autore spiega con "la volontà di usufruire di linguaggi diversi, per una differente e più ampia informazione del pubblico, anzi, di contro-informazione sui conflitti in atto – spiega Di Battista – perché il teatro ha questo grande potere, realizzato con un certo linguaggio in un determinato luogo".
Quello che lo scrittore porterà sulla scena è "un racconto crudo, coraggioso e militante, suffragato da fonti giornalistiche internazionali, sui massacri commessi in nome della civiltà, sulle incredibili fake-news che li hanno permessi e sulla pavidità dei politici europei, ed italiani in particolare, che hanno preferito tradire l’interesse generale ed i principi costituzionali in favore dell’interesse particolare della grande finanza e dell’industria delle armi".
Partendo dal conflitto in Afghanistan, passando attraverso quelli in Iraq e in Libia, Di Battista arriva alla guerra in Ucraina mostrando come funziona la narrazione bellicista, "fornendo agli spettatori gli strumenti necessari per capire.
I cambiamenti – spiega – possono passare solo da una presa di coscienza dell’opinione pubblica e il mio scopo è dare più informazioni possibili a più persone possibili".
Nel suo monologo, dal palcoscenico ricorda la genesi della guerra in Ucraina nonché del conflitto israelo-palestinese: "Il mio libro è, ancora, molto attuale, purtroppo, viste le tematiche trattate. Mi piace parlare di pace e di verità, anche di quelle ‘scomode’.
Rispetto le idee di tutti – prosegue Di Battista – ma non nascondo di sentire il popolo palestinese vicino al mio cuore, ho studiato moltissimo la questione e molte volte sono stato nei campi profughi".
Lo scrittore poi ribadisce che "quello che io porto sul palco e che è tratto dal libro sono fatti, non opinioni, affinchè le persone possano rendersi conto, almeno dal punto di vista emotivo, della differenza che c’è tra chi crede davvero in quello che dici, chi soffre per i massacri e chi invece recita una parte.
E proprio a tal fine – conclude – ho scelto di approdare anche al teatro, per coprire più spazi possibili".