Formigine, 29 maggio 2024 – Una maxi perizia per analizzare le tracce di Dna trovate sulla vittima. È quanto stabilito ieri dal giudice nell’ambito del processo per l’omicidio di Alessandro Gozzoli, il 41enne di Bazzano trovato morto nel suo appartamento di Casinalbo il 10 marzo di un anno fa con mani e piedi legati. Ieri, infatti, nel corso dell’udienza di ieri mattina è stata effettuata una ordinanza di integrazione probatoria dopo che il consulente del pm, sentito in aula ha sottolineato come non fossero stati analizzati alcuni reperti rinvenuti sul cadavere della vittima: tamponature effettuate su sei, sette ecchimosi rilevate sul corpo di Gozzoli.
Il 13 giugno quindi sarà nominato un genetista forense che sarà incaricato di analizzare il Dna sui reperti indicati dal gip nell’ordinanza. Ricordiamo che davanti alla corte D’Assise, con l’accusa di omicidio volontario sono finiti due amici di 20 e 21 anni di nazionalità romena. Per il 21enne è già stato incardinato il rito abbreviato: il suo legale, l’avvocato Andrea Margotti del foro di Bologna ha chiesto per l’imputato l’abbreviato condizionato all’ascolto del consulente tecnico del pubblico ministero. Questo per accertare se la pressione esercitata sul collo della vittima, che ha causato l’ecchimosi sulla quale i Ris di Parma hanno riscontrato la presenza del Dna del coimputato, sia la causa della morte del Gozzoli. Rinvio a giudizio invece per l’amico e secondo imputato, il 20enne difeso dall’avvocata Maria Larossa. Secondo la difesa del giovane "è chiaro che si trattò di un gioco erotico finito male ma non c’era alcuna volontà di rapinare e uccidere". Secondo le accuse gli imputati uccisero Gozzoli per poi rapinarlo delle carte di credito e dei computer portatili. Furono gli amici della vittima ad indicare i sospettati, che Gozzoli aveva conosciuto la sera a casa di altri amici.