Nel celebre trittico di Giacomo Puccini, "Gianni Schicchi" è considerata l’opera più comica, un racconto di astuzie e di inganni capace di suscitare il sorriso. Venne realizzata su libretto di Giovacchino Forzano basato su un episodio del Canto XXX dell’Inferno di Dante (vv. 22-48). Fa parte del Trittico.
La prima assoluta dell’opera ha avuto luogo il 14 dicembre 1918 al Metropolitan di New York. "Eppure, a mio parere, dietro all’apparenza divertente si cela una delle opere più spietate e più feroci di sempre. In ‘Gianni Schicchi’ emerge tutto il peggio dell’animo umano, la cupidigia, la sete di possesso, lo spirito corruttivo", sottolinea il regista Stefano Monti che firma l’allestimento dell’atto unico pucciniano, in scena al teatro Comunale Pavarotti Freni domani (sabato 21) alle 20 e domenica 22 alle 15.30.
Protagonisti dello spettacolo saranno i giovani talenti internazionali che hanno frequentato il corso di alto perfezionamento per cantanti lirici del Comunale, sostenuto dalla Regione e dal Fondo Sociale Europeo: Tamon Inoue nel ruolo del titolo, Laura Fortino e Donatella De Luca, Erica Cortese, Matteo Urbani, Joaquin Cangemi, Sara Minieri e Anna Barletta, Jacopo Molinari, Edoardo Berselli e Gregory Lungu, Yixuan Li, Kyung Ho Cheong, Tianyi Lin, Elena Antonini e Chiara Scannapieco, Luigi Romano, Marcandrea Mingioni, Aldo Sartori, Luigi Romano. Saranno accompagnati dall’Orchestra Filarmonica Italiana, diretta da Luciano Acocella. La recita di domenica pomeriggio sarà anche trasmessa in streaming sul canale Youtube del teatro, a cura degli studenti del corso di comunicazione in video.
E il Consorzio Tutela Aceto balsamico tradizionale di Modena consegnerà due borse di studio ai cantanti più meritevoli del corso: "Siamo orgogliosi di poter sostenere la tradizione e i giovani sul territorio", spiega il presidente Corsini.
Dante Alighieri spedì Gianni Schicchi all’Inferno, tra i ‘falsatori di persona’. La vicenda infatti ci rimanda all’anno 1299, quando il faccendiere fiorentino Schicchi si finse Buoso Donati, un ricco mercante appena deceduto, per farsi intestare la sua eredità. Attorno al 1917, l’episodio ispirò Giacomo Puccini e il librettista Giovacchino Forzano che ne trassero il terzo atto del ‘trittico’. E l’aria "O mio babbino caro" è divenuta fra le più celebri della storia dell’opera.
Stefano Monti ha concepito lo spettacolo già sette anni fa per gli allievi di Mirella Freni, e ora lo riprende con i nuovi interpreti: "Non ho voluto farne una versione ottocentesca, quindi non ho mantenuto l’ambientazione medievale – spiega –. E ho ritenuto opportuno non conferire a questa vicenda un’identità temporale, proprio perché credo che ‘Gianni Schicchi’ abbia un valore che attraversa il tempo e lo spazio. Al di là dell’episodio o del fatto storico, quest’opera è come un timbro sull’umanità". Nell’impianto scenico, ideato con Rinaldo Rinaldi, sono evidenti i dislivelli e i disequilibri, le pendenze e i piani inclinati "che riflettono tutti gli squilibri dell’animo umano", aggiunge Monti che ha voluto inserire anche un ironico ‘cammeo’ nel finale: quando Gianni Schicchi si autoassolve, dicendo di aver agito a fin di bene, per pochi secondi compare in scena il volto di Dante. Gianni Schicchi, lui non lo ha perdonato.