Fiorano, 4 ottobre 2024 – Una cerimonia sobria, un dolore silenzioso e contenuto di fronte ad un dramma famigliare improvviso e sconcertante. Ieri mattina alle 10 nella chiesa parrocchiale di Fiorano l’ultimo saluto a Loretta Levrini, la donna di 80 anni uccisa dal figlio cinquantenne Lorenzo Carbone il 22 settembre scorso nella loro abitazione di Spezzano. Presenti alla cerimonia funebre i famigliari della vittima, in prima fila la figlia Nadia insieme al marito e al figlio. Fu lei a scoprire il corpo senza vita della madre mentre il fratello vagava senza meta a Pavullo dopo il delitto.
Presente anche la sorella di Loretta oltre ad amici, conoscenti, i vicini di casa della donna. Una cerimonia misurata anche nell’omelia del parroco don Roberto Montecchi, nessun riferimento esplicito a quanto accaduto, soltanto l’invito a ricordare Loretta come donna, come mamma, per il bene che ha seminato durante la sua vita; “perché – le parole del parroco - di fronte a tanti ‘se’ della realtà umana c’è sempre un ‘ma’ da ricercare nella fede, da leggere in fondo al cuore, dove ci sono i valori e gli affetti più veri e dove c’è la luce anche se adesso sembra tutto buio”. Nell’annuncio funebre affisso nel sagrato della chiesa anche il nome del figlio Lorenzo, ora in carcere per il delitto. Il pubblico ministero Giuseppe Amara chiederà a breve la perizia psichiatrica con un incidente probatorio. Le indagini sono ancora in corso e ruotano intorno al rapporto che Lorenzo Carbone aveva con la madre, da tempo affetta da Alzheimer.
Dietro alla tragedia c’è infatti una difficoltà psicologica del cinquantenne nel gestire la quotidianità segnata dalla malattia degenerativa della donna. Domenica 22 settembre, forse in preda all’esasperazione l’ha strangolata con un laccetto all’interno della loro abitazione in piazza delle Rose a Spezzano A scoprire la tragedia, poche ore dopo, l’altra figlia. Nel frattempo Carbone si era dato alla fuga. Ai microfoni di Canale 5 aveva raccontato, in lacrime, di essere andato a Pavullo, girovagando senza meta. Poi, stanco e ancora in preda alla disperazione, era tornato a casa sul luogo del delitto dopo nemmeno 24 ore. Nel primo interrogatorio dopo il fermo dei carabinieri Lorenzo Carbone non aveva parlato ma successivamente aveva risposto alle domande del gip durante l’interrogatorio di garanzia in carcere. Ne esce la figura di un uomo solo, fragile, disperato che avrebbe agito d’istinto ma saranno gli inquirenti a definire i contorni della tragedia.