Modena, 16 gennaio 2020 - "Hai presente quelle foto su Facebook dove sei particolarmente sexy? Me ne manderesti una simile però con meno vestiti addosso?". Si scambiavano le foto hot delle fidanzatine come se fossero figurine Panini: "Ce l’hai quella dove si vede il seno? E tu ce l’hai quella di Katia (nome di fantasia) mentre fa il bagno nella vasca?". Non solo: c’erano anche cataloghi suddivisi per grandezza del seno e del lato B o per sensualità.
AGGIORNAMENTO / Le ragazzine: "Che male c'è?"
Sicuramente per loro, un gruppetto di studenti delle scuole superiori, quello era a tutti gli effetti un ‘gioco’ piccante e quasi competitivo. Per la legge, però, quanto commesso rappresenta un reato gravissimo. Sono sei gli indagati – due maggiorenni e quattro minorenne – per il pesante reato di pornografia minorile per aver in sostanza indotto ragazzine minorenni – oltre una ventina le vittime – ad inviare scatti senza veli. Ai giovani è contestato anche il ‘600 quater’: detenzione di materiale pedo pornografico. Parliamo di oltre duecentocinquanta foto, più della metà delle quali appunto di minorenni nude e in atteggiamenti provocanti. Le indagini si stanno avviando a conclusione: ciò implica che per i ragazzi, tra i 16 ed i 20 anni, si preannuncia la richiesta di rinvio a giudizio. Il caso esplode nell’agosto del 2018 quando i genitori di una delle ragazzine coinvolte – tutte compagne di scuola tra i 15 e i 19 anni – nello smartphone della figlia trovano scatti hot. La studentessa spiega loro di averle inviate al fidanzato ma, contemporaneamente, proprio il compagno di un’altra minore si presenta dal gruppo di giovani chiedendo loro di cancellare subito gli scatti dell’adolescente.
Le denunce arrivano quindi ai carabinieri che danno il via alle indagini, effettuando perquisizioni e sequestri nelle abitazioni dei sei indagati. Non parliamo di fotografie girate in chat ma di scatti finiti all’interno di una cartella condivisa dai sei sui rispettivi pc, alla quale si accedeva tramite password. Gli scatti erano stati inviati dalle stesse ragazzine ai fidanzati (senza sapere che poi sarebbero finite nei pc degli amici di questi ultimi) oppure direttamente ad altri componenti del gruppo. Infatti in almeno tre casi – da qui la contestazione di pornografia minorile – erano stato i membri del gruppo a chiedere alle studentesse di inviare foto hot.
"Nel corso degli interrogatori i giovani hanno ammesso le proprie responsabilità – spiega il legale di due degli indagati, Fausto Giannelli – e si va verso la chiusura indagini. Fortunatamente gli scatti non sono finiti in rete: il materiale era all’interno di una cartella condivisa. Quel che la procura di Bologna vuole capire è se le foto siano state eventualmente vendute ed è stato incaricato un consulente per effettuare una super perizia informatica. L’obiettivo è quello di individuare la scia informatica: dagli smartphone fino al pc. Parliamo di una indagine molto complessa e di recente il perito ha chiesto un supplemento di tempo per poter ricorstruire ‘il viaggio’ delle foto. Per il momento – conclude – si è conclusa solo la prima parte della consulenza che ha confermato c ome da quella cartella le foto non siano mai uscite".