VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Modena, foto hot. Le ragazzine: "Che male c'è?"

Minori incredule per essere sotto inchiesta: "Io voglio fare l’attrice, qual è il problema a mettere le foto sul web? Erano venute bene"

Le foto in pose sexy sono state diffuse dalle amiche delle ragazze

Le foto in pose sexy sono state diffuse dalle amiche delle ragazze

Modena, 17 gennaio 2020 - «Quando una foto viene bene è giusto condividerla. Se fosse stata sfocata non l’avrei inviata e prima gliel’ho fatta vedere: era soddisfatta di come era venuta". Erano soprattutto le amiche ‘intime’ delle ragazzine ad inviare al gruppo di compagni di scuola e fidanzatini le foto osè delle minorenni. Una sorta di ‘gara’ domestica a chi fosse in grado di posare meglio senza veli. Un gioco pericoloso, del quale non si sono rese conto neppure quando sono state ‘incalzate’ dagli inquirenti a raccontare e portate a riflettere.

E’ l’allarmante quadro dei ‘nuovi adolescenti’ quello che emerge dall’inchiesta nata ad agosto 2018 in una scuola superiore della provincia e che vede due maggiorenni e quattro minorenni indagati dalla Procura di Bologna e della procura minorile per pornografia minorile e detenzione di materiale pedopornografico.

Il fascicolo, dopo le indagini condotte dai carabinieri, è ormai vicino alla chiusura. Le oltre venti vittime degli scambi di foto hot all’interno di una cartella condivisa, creata dai sei indagati e con accesso tramite password, ascoltate dal pm sono cadute letteralmente dalle nuvole: per le studentesse, tutte ragazzine tra i 15 e i 19 anni, scattarsi selfie in atteggiamenti provocatori, completamente nude e condividerle con le amiche era praticamente routine. E quando è stato chiesto loro se non reputassero grave che le proprie immagini fossero state letteralmente catalogate dagli indagati, molti dei quali fidanzati delle stesse, hanno risposto:

"Beh, io vorrei fare l’attrice e le attrici fanno così". E ancora: "Anche questo è un modo per mettersi in mostra; non ci vedo niente di male". A quel punto ad una 16enne viene fatto notare che le immagini che la ritraevano completamente nuda avrebbero potuto anche finire sulla rete. "Mi fidavo delle mie amiche – ha risposto allora – proprio non ci avevo pensato. Non facevamo del male a nessuno".

Dagli accertamenti è emerso come i sei studenti avessero appunto catalogato le fotografie, scattate personalmente alle minori oppure ottenute dalle stesse, in base al lato B e alla grandezza del seno, ma anche delle ‘pose’ più o meno ammiccanti. Alcune studentesse erano più ‘attive’ di altre nel collezionare scatti - parliamo di 250 foto - tanto da chiedere alle amiche appunto di mettersi in posa nella doccia, nella vasca da bagno o sul letto, prima delle serate nei locali.

"L’ho inviata perchè è venuta bene – si è giustificata una 16enne davanti agli inquirenti - non si inviano le foto delle amiche se risultano brutte negli scatti". Uno degli indagati ha invece spiegato di aver immortalato la fidanzatina completamente nuda, in camera da letto, approfittando dell’assenza dei genitori ma di aver condiviso quelle immagini ‘solo’ con i cinque amici fidati. In sostanza nè gli indagati nè le vittime si sono resi conto della gravità e pericolosità del gesto commesso. Il caso è venuto a galla nell’estate 2018 proprio perchè i genitori di una delle ragazzine hanno trovato gli scatti osè sul telefonino della figlia ed hanno chiesto alla stessa a chi fossero state inviate le immagini. Da qui la denuncia. Ad arrabbiarsi anche il ‘nuovo’ fidanzatino di un’altra minore che aveva minacciato di ‘pestare’ i sei indagati se non gli avessero consegnato subito le foto della studentessa.

L’accusa di pornografia minorile è legata al fatto che in alcuni casi erano stati gli stessi indagati ad incalzare le ragazzine affinchè inviassero foto senza veli. "Meno vestiti hai e meglio stai", avevano scritto alle vittime per convincerle a scattare i selfie davanti agli specchi della camera da letto. "Attendiamo l’imminente chiusura delle indagini con fiducia - afferma l’avvocato Fausto Giannelli. Confidiamo che il reato contestato ai ragazzi, che si dicono pentiti per quanto accaduto, sia derubricato in violazione della privacy".