STEFANO MARCHETTI
Cronaca

Fontana A Roma una mostra senza precedenti

Oltre duecento fotografie, la ricostruzione dello studio di Cognento, ’provini’ originali: ecco perché quello nella capitale è un omaggio totale

Oltre duecento fotografie, la ricostruzione dello studio di Cognento, ’provini’ originali: ecco perché quello nella capitale è un omaggio totale

Oltre duecento fotografie, la ricostruzione dello studio di Cognento, ’provini’ originali: ecco perché quello nella capitale è un omaggio totale

"L’arte è rendere visibile l’invisibile. Perché è l’invisibile che sorregge il visibile". Per Franco Fontana, questo è il mantra: "Rendere visibile l’invisibile significa mostrare a tutti ciò che vediamo, ma sotto un aspetto in cui abitualmente non lo vediamo". Una nuvola è una nuvola, un elemento naturale, "ma non puoi fare il fotografo – aggiunge Fontana – se pensi che una nuvola sia solo una nuvola". La fotografia – ci ha detto più volte – "non è ciò che vediamo, è ciò che siamo". Ecco perché ogni foto di Fontana accende il nostro sguardo, ma prima di tutto il nostro pensiero, la fantasia, l’immaginazione. Fotografia fa rima con filosofia, e ogni scatto di Franco Fontana contiene sempre una domanda, una riflessione, un’idea.

Nell’anno del Giubileo, Roma accoglie le grandi firme: Caravaggio a Palazzo Barberini, Pablo Picasso a Palazzo Cipolla e Franco Fontana in una straordinaria ’Retrospective’, promossa da Roma Capitale e Soprintendenza Capitolina ai beni culturali, aperta fino al 31 agosto al Museo dell’Ara Pacis affacciato al Lungotevere, a due passi da via dei Condotti. Oltre duecento fotografie, fra spazi immersivi, installazioni e video, ripercorrono l’intera carriera del fotografo modenese e la sua poesia visiva. Il percorso è cronologico – a partire dalla celebre fotografia di Praga 1967, con l’automobile rossa in un incrocio di strade grige – ma anche tematico, seguendo le direttrici del lavoro di Fontana: i paesaggi, le architetture urbane, le piscine, le strade d’America, i nudi, fino ai divertenti collage della sua ’PostPop Mail’.

La vera rivoluzione di Franco Fontana – annota il curatore Jean-Luc Monterosso, fondatore e direttore della Maison Européenne de la Photographie di Parigi – è stata proprio quella del colore. Perché quando Fontana ha iniziato ad avvicinarsi alla fotografia, il bianco e nero la faceva da padrone: Robert Frank diceva che "i colori della fotografia sono il bianco e nero" e per Cartier - Bresson il colore era solo "un mezzo di documentazione, non di espressione artistica". Dunque, "la scelta del colore, in controtendenza, ha reso Fontana un precursore – sottolinea Monterosso –. Anche se nulla preannunciava che questo giovane potesse scuotere il mondo della fotografia in questa maniera". Nato nel 1933, soltanto dal 1976 (dopo aver gestito anche un atelier di mobili) Fontana ha trasformato la passione per la fotografia in una professione. La mostra romana ci accoglie con alcune grandi, incredibili immagini di orizzonti e di linee di mare che sembrano come dipinti astratti nella loro essenziale suggestione. E poi i paesaggi naturali (in particolare della Puglia e della Basilicata) con quelle campiture di colore che hanno reso Fontana celeberrimo Fontana. Ma la sua ricerca non si è mai fermata: "A un certo punto della mia vita di fotografo ho capito che non volevo diventare il John Wayne della fotografia a colori, l’attore che sa fare soltanto il cowboy – è uno dei pensieri di Fontana che Michele Smargiassi ha raccolto nel catalogo edito da Contrasto –. Avrei potuto vivere di soli paesaggi, ma mi era venuta la paura di diventare l’impiegato di me stesso. Ho cercato di disinquinarmi dalla ripetizione".

Ecco allora gli studi sulle ombre, la ’Presenza assenza’, le atmosfere metafisiche delle foto di persone catturate in contesti urbani come ’Parigi 1994’ e ’Tokyo 1983’, le linee delle ’Autostrade’ catturate in movimento, la fascinazione per le strade iconiche come la Route 66, la Via Appia e il cammino di Santiago di Compostela. In mostra anche ‘provini’ originali e rare Polaroid utilizzate come appunti visivi durante i reportage. Il percorso è davvero come un’enciclopedia di Fontana che arriva fino alle grandi committenze e alle campagne pubblicitarie. E non mancano i tanti amici del fotografo in tutto il mondo, in primis il mitico Luciano Pavarotti.

In una saletta è anche ricostruito lo studio di Fontana a Cognento, con una videointervista realizzata alla vigilia dei suoi 90 anni: "Cercate di vivere quello che la vita vi porta, al meglio – raccomanda il fotografo, con la sua verve ironica –. Col cuore e col pensiero si campa mille anni, col fisico un po’ meno, e io sono arrivato verso il meno. Ma col pensiero ci sono ancora, e ci sono giovane. Si diventa vecchi quando si ‘perde’ il miracolo dell’infanzia, e io ce l’ho ancora".