VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Firem, condanna confermata: "Trasferimento fuori dalle regole". Respinto il ricorso dei proprietari

Spostarono i macchinari in Polonia. La Cassazione ribadisce la sentenza: un anno e 10 mesi per i due titolari "Non dimostrata la funzionalità della cessione del ramo d’azienda". La Cgil: "Un monito per tutte le aziende" .

Firem, condanna confermata: "Trasferimento fuori dalle regole". Respinto il ricorso dei proprietari

La protesta dei dipendenti della Firem a Formigine nell’agosto del 2013

Era l’agosto del 2013 quando l’azienda metalmeccanica Formiginese Firem, mentre gli ignari dipendenti si godevano le attese vacanze, iniziò a smontare tutto e trasferire velocemente i macchinari presso un sito produttivo in Polonia. Una volta appreso casualmente della fulminea delocalizzazione, i lavoratori e la Fiom Cgil diedero vita ad un lungo presidio davanti ai cancelli dell’azienda, per fermare il trasferimento dei pochi macchinari rimasti.

L’azienda fallì, come noto e dopo la condanna in primo grado, nel 2018 per il reato di bancarotta fraudolenta pronunciata nei confronti degli ex vertici dell’azienda e la conferma della stessa in secondo grado, ora anche la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dagli imputati. Infatti la suprema Corte ha confermato la condanna a un anno e dieci mesi ciascuno nei confronti dei due proprietari: i fratelli Fabrizio e Simona Pedroni, condannati insieme al consulente e commercialista. Il Gup, all’epoca dei fatti aveva accertato la responsabilità penale degli imputati, amministratori fino a dicembre del 2013 della società Firem S.r.l., dichiarata fallita il 3 aprile 2014, per aver distratto tutto il compendio mobiliare, trasferendolo in Polonia. Le indagini hanno appurato come ‘la mossa’ fosse volta a sottrarre il compendio mobiliare della Firem alla garanzia dei creditori. Il ricorso degli imputati era volto a dimostrare al contrario come i giudici non avessero tenuto conto che, a fronte del valore nullo dei beni in Italia, riconosciuto dalla stessa sentenza di appello, la cessione della partecipazione di Firem nell’azienda poi costituita in Polonia ad una terza società – sempre facente capo agli indagati – sarebbe risultata migliorativa. Secondo la suprema Corte, le doglianze mosse alla sentenza impugnata, che tendono a dimostrare che si trattò di una cessione di un ramo di azienda, con maggior guadagno della società cedente e quindi maggiore garanzia dei creditori, non dimostrano la funzionalità del ramo di azienda all’estero, che viene solo ‘asserita’".

Sulla decisione pronunciata dalla Cassazione interviene Fernando Siena della segreteria Cgil Modena. "È una conferma per una vicenda decisamente ai limiti: ricordiamo che nell’estate 2013 di fatto l’azienda, mentre i lavoratori erano in ferie, avviò una delocalizzazione. Solo grazie all’intervento di Fiom e Cgil, che hanno messo in campo un presidio permanente, è stato bloccato quanto stava avvenendo. Ben ha fatto la Fiom – sottolinea Siena – a costituirsi parte civile insieme ad alcuni lavoratori perché quella delocalizzazione impoverisce un territorio oltre ai lavoratori. C’è la conferma oggi che quella delocalizzazioni è fuori dalle regole e deve essere un monito per tutte le aziende".