Modena, 18 novembre 2022 - Scoperta una finta cooperativa, che in realtà era un'associazione non riconosciuta gestita da una 55enne campana, residente a Bologna, che offriva un servizio di assistenza e cura di badanti straniere. L'attività, portata avanti per mesi violando le normative nazionali sul lavoro, ha coinvolto un centinaio di famiglie della città e della provincia e una quarantina di operatrici. Il tutto aggirando il fisco, l'anno scorso e quest'anno.
Ha scoperto tutto la polizia locale di Modena, grazie alle segnalazioni di altre associazioni del settore e di alcuni cittadini. Nel frattempo, l'associazione ha già chiuso a Modena e ha cambiato sede. Il nucleo Antievasione e tributi locali (Nat), in particolare, ha avviato gli accertamenti scoprendo anzitutto che l'associazione non era presente nell'albo nazionale delle Agenzie per il lavoro. Nel sito web della finta cooperativa, fra l'altro, venivano pubblicizzati servizi specialistici, medici e infermieristici, nonostante la mancanza di dipendenti specializzati, e veniva indicato "un tariffario per le prestazioni inferiore al minimo" previsto dal contratto nazionale di categoria.
Nel dettaglio delle contestazioni, la polizia locale ha riscontrato che sui guadagni per 132.000 euro, fatturati nel secondo semestre del 2021 dall'associazione, non era stata presentata la dichiarazione dei redditi e non era stata versata allo Stato la relativa Iva (per 6.500 euro). Nel primi sei mesi del 2022, invece, sono state emesse 74 fatture elettroniche, il cui importo è al vaglio dell'Agenzia delle entrate, e anche in questo caso non sono stati completati i versamenti trimestrali dell'Iva.
È emerso inoltre che le badanti inviate alle famiglie, a cui veniva chiesto un anticipo trimestrale per il servizio, non erano in regola col contratto di lavoro e di conseguenza per la finta cooperativa si è configurata anche un'evasione contributiva (l'Agenzia delle entrate, che ha ricevuto tutto il dossier dai Vigili urbani, approfondirà nelle prossime settimane). Non tutte le operatrici, poi, hanno ricevuto il compenso pattuito e in alcuni casi le prestazioni alle famiglie non sono state completamente erogate.