Modena, 14 settembre 2024 – L’angoscia è una potenza straniera, sentenziava Kierkegaard: ti prende la gola, ti mozza il respiro e – sì – ti fa stare male. E in questa nostra epoca carica di incertezze – la pandemia, le guerre, il senso di precarietà – l’angoscia diventa pervasiva, invade tutte le nostre esistenze. "È molto difficile rapportarsi con questo sentimento – sottolinea il professor Stefano Micali, docente di Fenomenologia e Antropologia filosofica presso l’Università Cattolica di Lovanio –. Da un lato l’angoscia ci prepara ad affrontare il pericolo, dall’altro l’angoscia stessa è il pericolo. E può diventare un fenomeno che ci sovrasta e ci schiaccia".
"Come affrontare l’angoscia" è stato appunto il tema della lectio che il professor Micali ha tenuto ieri a Carpi, nella giornata d’apertura del FestivalFilosofia dedicato alla Psiche. "Tradizionalmente si è sempre vista una differenza fra paura e angoscia: la paura, si diceva, si rapporta con un pericolo reale come può essere un serpente o un ragno velenoso, mentre l’angoscia a volte nasce anche dal nulla, senza motivo – ha spiegato –. Io metto in discussione questa distinzione. Credo che la dimensione fondamentale dell’angoscia sia l’immaginazione, in senso psicanalitico".
L’angoscia può anche autogenerarsi e riprodursi: per esempio, un’angoscia può avere riflessi sul corpo e procurarci difficoltà a respirare o tachicardia, ma questi stessi sintomi, a loro volta, sono angoscianti e non fanno che peggiorare la situazione. "L’angoscia ha carattere ambiguo. Se la eviti, cresce, ma se ti rapporti con essa, cresce ugualmente". Secondo il professore un buon modo per provare a ‘tenerla a bada’ è scrivere un diario: la scrittura è anche un modo per rivolgersi al proprio io futuro che, rileggendo le proprie inquietudini passate, potrà forse riuscire a ‘fare pace’ con esse.
Ci sono anche angosce legate alle epoche, "come l’angoscia dell’ottimizzazione, ovvero la necessità di produrre sempre di più, un’angoscia che non ha mai fine – aggiunge Micali – oppure l’angoscia ecologica di chi si occupa di cambiamento climatico e a volte sente di non avere le informazioni complete". Ma, rispetto ad altri periodi del passato, quando esisteva un ‘linguaggio condiviso’ per affrontare le angosce, "oggi, se diciamo ‘noi’, è difficile intendere a chi ci riferiamo".
Siamo in una società individualista e ognuno di noi tende anche ad affrontare le angosce individualmente. "Ognuno è preoccupato della propria carriera e del proprio benessere individuale – conclude Micali – è c’è uno scarto fra il nostro ‘vocabolario’ e l’entità dei pericoli a cui siamo esposti". Già, ognuno sta solo sul cuor della terra. E affronta da solo la notte dell’angoscia.