Festa a 12 anni dal sisma. Prima messa a Tramuschio: "Recuperato un simbolo"

Mirandola, il vescovo don Erio ha celebrato la riapertura dell’edificio di culto "Le pietre di una chiesa sono pezzi della storia di ciascuno. Momento di gioia".

Festa a 12 anni dal sisma. Prima messa a Tramuschio: "Recuperato un simbolo"

Festa a 12 anni dal sisma. Prima messa a Tramuschio: "Recuperato un simbolo"

Tre potenti tocchi col suo pastorale da parte del vescovo di Carpi don Erio Castellucci – ieri alle 11.00 battuti sul portone della chiesa di Tramuschio intitolata alla Visitazione della Beata Vergine Maria alla cugina Elisabetta – hanno inaugurato ieri la solenne cerimonia di riapertura al culto di questo luogo religioso. Un momento atteso da 12 anni dai 325 abitanti di questa piccola frazione di Mirandola, a nord ovest del suo territorio, sul confine con la provincia di Mantova. "Nei secoli le chiese e i campanili – ha ricordato don Flavio Segalina, il parroco della unità pastorale che comprende anche le località limitrofe di Quarantoli e Santa Giustina Vigona – sono da sempre segni delle comunità cristiane e segni identitari di un territorio. Per 12 anni abbiamo vissuto feriti, oggi ci sentiamo guariti e felici perché abbiamo ritrovato ciò che ci mancava". E per questa giornata la piccola chiesa è parsa ancora più piccola per le decine e decine di persone accorse per una celebrazione che ha riunito abitanti vecchi e nuovi che hanno calcato il pavimento di questo luogo sacro, restituito finalmente al culto collettivo, dove – da ora in avanti – ogni sabato sarà celebrata la messa vespertina. "A questo luogo – ha ricordato nella sua omelia don Erio – sono legati tanti ricordi, perché le pietre di una chiesa non sono solo pietre… sono pezzi della storia di ciascuno, anche di chi poi ha preso altre strade, di chi è andato ad abitare via o ha abbandonato la pratica cristiana. Per questo la riapertura di una chiesa, specialmente dopo un periodo lungo, è un momento di gioia per tutti, per i credenti e non credenti. La chiesa è un respiro nel ritmo della vita quotidiana, poiché in una chiesa ci si mette in un atteggiamento di ascolto. Qui si tocca il senso della propria esistenza. Una chiesa serve non per chiudersi al mondo ma per respirare l’aria di Dio e tornare nel mondo ancora più motivati. Qui tanti di voi sono stati battezzati, hanno celebrato i sacramenti, sentito la parola di Dio". Si tratta della terza chiesa riaperta dopo il sisma nel comune di Mirandola e per questo alla cerimonia hanno assistito anche la sindaca della Città dei Pico Letizia Budri, accompagnata dall’assessore Marco Donnarumma e dall’ispettore di Polizia locale Raffaele di Canosa e, pure, la sindaca del vicino Comune di San Giacomo Segnate (Mantova) Angela Zobordi. "E’ molto bello essere qui oggi (ieri per chi legge ndr) – ha detto la Budri – in questa giornata di comunità, poiché una chiesa è un simbolo di comunità e identità, luogo di conforto, che è al contempo rifugio e punto privilegiato di incontro e confronto. Grazie a don Flavio, all’architetto Sandra Losi, ai progettisti e ai RUP che si sono avvicendati in questi 4 anni di lavori, alle imprese e a tutti coloro che hanno collaborato". Per l’occasione è stato posto in distribuzione anche un opuscolo con la storia della chiesa, uno speciale annullo filatelico e le cartoline numerate a cura del Servizio Filatelico di Poste Italiane in collaborazione con Amici della Consulta Aps e il Comitato Sala Trionfini di Mirandola. Il recupero, iniziato nel 2020, è costato 1,4 milioni di euro, ma non ha potuto coprire il costo del restauro degli affreschi per i quali si confida di poter ricorrere a donazioni. "La ricostruzione della chiesa – afferma l’architetto Losi, dell’Ufficio Patrimonio della Diocesi di Carpi – ci ha permesso di riscoprire alcuni elementi della sua storia, che è stata sistemata così come la vediamo noi nel 1834 dall’architetto Cesare Costa, un architetto modenese, che a quel tempo era un po’ una archistar e si è occupato di tantissimi edifici". Alberto Greco