Falsi crediti e frode al fisco, beni sequestrati

Altre accuse per un imprenditore di Mirandola già in carcere per lo stesso tipo di reati: tasse evase per 6 milioni di euro

Falsi crediti e frode al fisco, beni sequestrati

Falsi crediti e frode al fisco, beni sequestrati

Avrebbe continuato a commettere frodi creditizie, generando crediti di imposta fittizi nonostante fosse sottoposto, a seguito di un altro procedimento che lo vede imputato, a misure cautelari. Piombano nuove accuse sul noto imprenditore mirandolese Massimiliano Sciava, finito alla ribalta delle cronache in particolare quando, ad agosto dello scorso anno, è finito in carcere su ordinanza di custodia cautelare poichè accusato di indebite compensazioni, dichiarazione fraudolenta, omesso versamento Iva, autoriciclaggio, falso in bilancio e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. Per i presunti reati l’uomo, operante nel settore della somministrazione di manodopera, è stato rinviato a giudizio. Ora la guarda di finanza, su delega della procura ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo d’urgenza fino a concorrenza per circa 8 milioni di euro nei confronti di Sciava e di altri nove indagati. Tutti sono accusati di indebite compensazioni di crediti inesistenti. Il provvedimento cautelare reale è stato emesso nella fase delle indagini preliminari a seguito di un’articolata attività investigativa coordinata dalla Procura e condotta dai finanzieri a partire da aprile. L’inchiesta ha avuto origine dallo sviluppo dei dati acquisiti nel corso delle pregresse indagini nei confronti dell’imprenditore per la medesima ipotesi di reato, culminate, nel 2022, con l’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare.

Secondo le indagini svolte dalle fiamme gialle, in sostanza, l’imprenditore mirandolese, nonostante fosse sottoposto da agosto dello scorso anno alla misura cautelare personale (prima il carcere, poi i domiciliari) avrebbe continuato a portare avanti le attività finanziarie fraudolente al fine di generare crediti d’imposta inesistenti per rilevanti importi. Crediti utilizzati anche per abbattere il debito tributario verso l’Erario dovuto dalle società riconducibili a Sciava, per circa 6 milioni di euro e per compensare debiti di società terze sutate e in Campania e nel Lazio. Il profitto dei reati contestati ammonta a circa 8 milioni di euro. Da qui il decreto di sequestro che ha portato a sottoporre a vincolo cautelare disponibilità finanziarie per oltre 2 milioni di euro, rinvenute sui conti correnti delle società riconducibili alle persone indagate, oltre a quote di 12 immobili di proprietà dell’imprenditore, situate tra Modena e Ravenna, per un valore stimato di circa 500 mila euro.

v. r.