REDAZIONE MODENA

"Fallimento, la Baraldi poteva essere salvata"

La Cassazione annulla la sentenza d’Appello: "Non fu valutato lo stato di insolvenza". Il legale: "Ora bloccare la vendita dell’azienda"

Una sentenza destinata a fare giurisprudenza, già ‘massimata’ e pubblicata sulle riviste specializzate.

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di fallimento della F.lli Baraldi e rinviato l’iter alla Corte d’Appello di Bologna che, a sua volta, aveva confermato la sentenza di fallimento del Tribunale di Modena.

La storica azienda di Staggia, le cui ruspe hanno lavorato notte e giorno durante il sisma di maggio 2012, ha vinto il ricorso in Cassazione contro la sentenza di "ingiusto fallimento".

A parlare per i sette fratelli Baraldi, che si dichiarano "soddisfatti, perché abbiamo avuto ragione, ma delusi perché ormai i danni alla nostra azienda, e ai nostri cento dipendenti sono stati fatti", è l’avvocato Maria Rosaria Cicatiello, del foro di Napoli.

"La Corte ci ha seguito nel raffinato ragionamento logico-giuridico volto a dimostrare che non tutte le aziende che ricorrono al concordato preventivo, come fece la F.lli Baraldi, possono automaticamente fallire, ed anche la Procura Generale ha chiesto l’accoglimento del ricorso sotto il profilo della mancata valutazione dello stato di insolvenza. La Corte d’Appello – spiega l’avvocato – non ha valutato, secondo la Cassazione, se c’era o meno lo stato di insolvenza. Il Tribunale di Modena, a sua volta, dichiarò il fallimento della F.lli Baraldi sullo stato di crisi dell’azienda, in concordato preventivo, e non di insolvenza.

Dopo una sentenza di questo tipo – continua l’avvocato – il Tribunale fallimentare dovrebbe, in tutta coscienza e dopo il grave errore commesso, sospendere le operazioni di vendita dell’azienda e delle proprietà dei fratelli Baraldi e attendere l’esito della sentenza della Corte d’Appello, che non potrà far altro che confermare la mancanza di valutazione dello stato di insolvenza".

Non basta, quindi, essere in crisi per fallire.

Facciamo tuttavia un passo indietro ripercorrendo i fatti che hanno causato la crisi della F.lli Baraldi.

Dopo le scosse sismiche del 20 e 29 maggio l’azienda, in associazione di impresa, viene incaricata dalla Regione di realizzare le ‘casette’ per gli sfollati del Comune di Novi per un importo di 3,5 milioni. Nel frattempo, in quei mesi contrassegnati dal dolore e dalle macerie, la Prefettura istituisce un protocollo per la ‘white list’, l’elenco delle ‘aziende pulite’ per la ricostruzione post sisma.

A gennaio 2013, la Prefettura esclude dalla white list la F.lli Baraldi in riferimento a una indagine del Tribunale di Genova, per ‘Turbativa d’asta’, che coinvolgeva altre 49 imprese.

"La Prefettura ha iscritto e inserito in white list altre imprese cooperative che fanno parte della stessa nostra indagine di Genova, sospendendo però sono noi" dichiararono all’epoca i fratelli Baraldi.

Nel frattempo, la Regione notificò all’azienda l’invito a sospendere i lavori e abbandonare i cantieri, compresi quelli già ultimati, rinviando a un successivo momento la regolarizzazione economico-finanziaria.

Il reinserimento nella white list avvenne sei mesi dopo, a giugno 2013, ma nel frattempo la F.lli Baraldi era entrata in crisi. Pesavano l’esclusione dalla white list, la perdita di tutte le commesse, oltre alle spese sostenute, 800mila euro, per i ricorsi contro la Prefettura, la difficoltà ad accere a crediti, l’assoluta assenza di inviti a gare da parte delle pubbliche amministrazioni. La prima sentenza del tribunale di Modena è del 3 novembre 2017: secondo i giudici era impossibile salvare l’azienda, cosa che era nell’aria già a giugno, quando la Fratelli Baraldi non venne ammessa al concordato preventivo in continuità, una situazione in cui l’impresa può continuare a lavorare rinegoziando i suoi debiti.

Ora il verdetto è stato ribaltato in Cassazione. La Baraldi, per la Corte, poteva essere salvata.

Viviana Bruschi