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"Falcone e Borsellino mi dettero tanta forza"

Festival della Giustizia Penale, la testimonianza dell’ex generale Mario Mori. Wanna Marchi: "Pena scontata, ma su me e mia figlia ancora tanti pregiudizi".

"Falcone e Borsellino mi dettero tanta forza"

Tra gli ospiti importanti del Festival di Giustizia penale ieri anche l’ex tele-vendtrice Vanna Marchi e il generale dei carabinieri, oggi a riposo, Mario Mori, un protagonista della lotta alla mafia dei decenni scorsi. Di recente la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello del processo sulla presenta trattativa "Stato-mafia", riformulando l’assoluzione nei confronti degli ex Ros Mori appunto, Giuseppe De Donno e Antonio Subranni: da "Il fatto non costituisce reato" i giudici li hanno definitivamente assolti perché "non hanno commesso il fatto". Ieri il generale ha detto: "Ora non mi fermo qua, voglio sostenere e testimoniare quello che è l’essenza della trattativa Stato-mafia che ritengo ancora attuale, come era attuale al tempo di Falcone e Borsellino. Voglio proseguire perché ritengo che non sia più un problema giudiziario, ma è ancora e molto evidentemente un problema politico". L’ex comandante dei Ros, dopo 13 anni di processi è dunque del tutto estraneo a ogni trattativa illecita con la criminalità organizzata e ha descritto al Caffè Concerto, intervistato dal professor Luca Lupária Donati, il percorso che lo portò alla cattura di Totò Riina (ci furono polemiche per la mancata perquisizione del covo del boss), il rapporto anche personale con i giudici eroi Falcone e Paolo Borsellino e, appunto, i suoi procedimenti processuali. Anzitutto ha ricordato i rapporti con Vito Ciancimino, il chiaccheratissimo ex sindaco di Palermo: "Ciancimino non era uomo d’onore, anche se conosceva benissimo l’ambiente mafioso e come muoversi al suo interno. Dopo la morte di Falcone l’ho conosciuto: mandai a indagare il capitano Ultimo e i suoi uomini". Sui suoi rapporti con Falcone e Borsellino, Mori ha raccontato della collaborazione per l’avvio dell’indagine "mafia-appalti": "In quel periodo non solo la politica scomparve, ma anche le gerarchie delle forze di polizia non dissero una parola. La nostra reazione fu ‘vabbè siamo soli e allora combattiamo come sappiamo fare’. Quando mi sono sentito solo, Borsellino e Falcone mi hanno dato la forza di andare avanti".

Tra i volti noti del festival anche Wanna Marchi e Stefania Nobile, le ex teleimbonitrici che hanno scontato quasi dieci anni di carcere e ora hanno espiato le colpe con la giustizia. Attacca Nobile: "Il nostro libro si chiama ‘Fine pena mai’ perché noi viviamo ogni giorno questa condizione: dopo 9 anni e mezzo di galera siamo uscite ma per molti siamo sempre colpevoli. Molte persone che incontro si capisce benissimo che hanno un pregiudizio su di noi anche dopo che abbiamo fatto la galera. Una condizione difficile, a partire dal momento della perquisizione corporea, nuda; tanti infatti si suicidano".

s. l.