
Fabrizio Falco protagonista in ’Molière uanmensciò (o come volete voi)’
Un monologo, che prende spunto dalla stand-up comedy, sulle vicissitudini della vita di Jean-Baptiste Poquelin, in arte Molière. Così si presenta lo spettacolo ‘Molière uanmensciò (o come volete voi)’, scritto, diretto e interpretato da Fabrizio Falco, che andrà in scena da stasera alle 19 fino a domenica al Teatro delle Passioni di Modena. Premio Marcello Mastroianni alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2012 e Premio Ubu come miglior attore under 35 nel 2015, Fabrizio Falco si confronta con il drammaturgo francese che con la sua opera e vita incarna l’essenza del teatro stesso.
Come nasce questo approccio a Molière?
"Il mio apporto con Molière è nato da tanto tempo ed è un autore che mi sta molto a cuore. Avevo voglia di raccontare la sua vita, dopo essermi già approcciato a lui con il ‘Misantropo’. Nel corso del tempo vari attori e registi si sono avvicinati alla sua biografia di Molière, un vero e proprio specchio della nostra società e del mondo teatrale in particolare, si pensi alla ‘Vita del Signor de Molière’ di Michail Bulgakov".
Che vita è stata la sua?
"Reputo che la vita di Molière sia incredibile, ha fatto veramente di tutto e gli sono successe cose assurde. Errori, fallimenti, rottura con i genitori, rinuncia al futuro che la famiglia aveva pensato per lui, debiti, prigione, povertà, relazioni con le donne, tournée in piccole città di campagna, fino al trionfo con il pubblico al cospetto del re. Maestro nella definizione dei caratteri, ha creato capolavori comici che sanno però anche mostrare gli aspetti più oscuri dell’essere umano come ‘Il malato immaginario’, ‘Il misantropo’ e ‘L’avaro’, solo per citarne alcuni. Cambia il mondo, cambiano le circostanze, ma la sostanza, i problemi e le frustrazioni non sono cambiate. Partendo da questo concetto ho pensato di creare un parallelismo tra la sua vita e quella di un attore x, che in questo caso sono io, e racconto quello che mi è successo".
Sotto l’aspetto professionale? "Lo faccio non soltanto in termini teatrali, ma entrando anche nel merito di alcune tematiche come il rapporto con i genitori, il conflitto generazionale, l’approccio sentimentale, aspetti che riguardano tutti, ma anche la scelta di fare l’artista in un mondo che, invece, va da un’altra parte, e tutta una serie di cose che, secondo me, sono interessanti anche per chi non si occupa di teatro. Poi mi sono chiesto: ‘Che cosa sarebbe Molière se fosse vivo oggi?’".
E che risposta si è dato?
"Penso che farebbe stand-up comedy, col suo sarcasmo, la sua ironia e il suo mettere in ridicolo e alla berlina tutti. Partendo da questo ho cercato di scrivere questo monologo, e ne è emerso un teatro di narrazione, che ha un sapore, appunto, di stand-up comedy. Io, sul palco, non interpreto un personaggio ma parlo direttamente con il pubblico. L’atto stesso di parlare agli spettatori è già spettacolo".