Esperti dell’Ausl in palestra contro i disturbi alimentari

Importante progetto di prevenzione in collaborazione la società Mya. Coinvolte 60 ragazze (ginnastica ritmica e artistica), genitori e istruttori

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La palestra dell’associazione sportiva Mya di Sassuolo per la prima volta apre le porte agli esperti dell’azienda Ausl di Modena per parlare di prevenzione contro l’anoressia e la bulimia, sensibilizzando le giovani atlete della ginnastica artistica e della ritmica e i loro genitori.

Il progetto di prevenzione dei disturbi alimentari prenderà il via nei prossimi giorni, durante un panorama non così roseo proprio per il caso scoppiato nel mondo della ginnastica ritmica, e poi nell’aerobica, che vede la denuncia di note atlete per abusi psicologici, con frequenti controlli del peso e con varie privazioni di cibo. Tuttavia la fase di creazione del progetto a Sassuolo è iniziata la scorsa estate, ben prima dell’attuale scandalo, quando i professionisti dell’azienda Usl sono stati contattati dall’istruttrice e vicepresidente della società, Flavia Felicette. "Qualche anno fa – spiega l’istruttrice – una mia ginnasta ha avuto gravi disturbi alimentari; è stata seguita dalla medicina della nutrizione, in particolare dalla dottoressa Roberta Covezzi, la responsabile del programma dei disturbi del comportamento alimentare dell’Ausl di Modena. Quest’estate abbiamo chiesto alla dottoressa di poterci aiutare per realizzare un percorso di prevenzione per le nostre ginnaste ma che coinvolgesse anche le loro famiglie". Felicette ammette di aver sentito spesso parlare delle problematiche dovute all’alimentazione e strettamente correlate con il mondo della ginnastica ma "fortunatamente nella nostra scuola non si era presentato nessun caso prima di quel momento".

Ciò nonostante i disturbi alimentari della ragazza non erano legati alla disciplina che praticava: "A nostro avviso – continua Felicette – il tema è particolarmente importante da risolvere affinché non capiti più. Ai tempi la famiglia della ginnasta chiese anche il nostro supporto: quello che potevamo fare l’abbiamo fatto volentieri ma la situazione era molto delicata e necessitava dell’intervento degli esperti. La ragazza – continua –non aveva mai parlato con noi, svolgeva la sua attività in modo tranquillo. Se non avessi saputo niente da parte dei genitori probabilmente, a parte vederla molto esile, non avremmo mai pensato che potesse soffrire di questa patologia".

La società Mya diventa così pioniera di una stretta collaborazione fra il mondo dello sport e della salute: "Non mi aspettavo di essere la prima ad avanzare una richiesta del genere, è un tema molto importante che riscontriamo, a prescindere, in qualunque tipo di adolescente ma ancor di più nel mondo dello sport". A sottolinearlo sono soprattutto i dati relativi agli accessi di chi entra in terapia.

Nella nostra provincia, infatti, nel 2019 ci sono stati 230 accessi, nel 2020 circa 375, nel 2021 sono aumentati a 430 e la previsione per fine anno 2022 non è rassicurante, circa 460 accessi. "Nel corso di questi anni – spiega la dottoressa Covezzi – abbiamo tentato di entrare con il nostro progetto di prevenzione, che rientra nel progetto ‘Sapere e Salute’ della nostra Ausl, nelle associazioni sportive, come nei maneggi, dove abbiamo rilevato la presenza di un certo numero di ragazze che accedevano al nostro servizio sofferenti di dca, ma purtroppo abbiamo sempre trovato le porte un po’ chiuse. Quando siamo stati contattati da Mya sulla base del fatto che proprio alcune delle nostre utenti facevano parte della società, e che quindi gli istruttori volevano capire meglio, siamo stati piacevolmente colpiti". La maggior parte delle utenti, specifica Covezzi, sono ragazze che praticano spesso attività sportive come la ginnastica artistica e ritmica, la danza e l’equitazione; discipline che convogliano e favoriscono lo sviluppo dei dca: "Questo perché richiedono un basso peso corporeo e una certa prestazione fisica, richiamando ragazze che a volte hanno già questo problema ed utilizzano lo sport per andare nella stessa direzione della patologia".

Il progetto prevederà una serie di interventi condotti dalla dottoressa Covezzi e dalla dietista dell’Ausl Silvia Bellei e inizialmente coinvolgeranno una prima platea di circa 60 ragazze, dagli 11 ai 20 anni.

"La prevenzione si fa non solo sulle ragazze ma principalmente sui familiari, e in questo caso partiremo anche dagli istruttori" ha concluso Covezzi.

Ylenia Rocco