Modena, 7 aprile 2019 - L’avrebbe uccisa per rubarle il computer e pochi spiccioli, approfittandosi del suo stato di ubriachezza, che la rendeva ancora più fragile e comunque non in grado di difendersi da quello che riteneva il suo compagno. Sono state chiuse le indagini nei confronti di Pasquale Concas, ritenuto l’autore dell’omicidio dell’ex avvocato civilista Elena Morandi, trovata morta nel suo appartamento di via Boccabadati il 24 settembre del 2017. Per il 50enne sardo la procura ha chiesto di recente il rinvio a giudizio anche per l’efferato delitto a scopo di rapina della prostituta ungherese Arietta Mata, avvenuto il 21 gennaio 2018 a Castelfranco.
La chiusura indagini è stata notificata dal sostituto procuratore Marco Imperato, titolare del fascicolo, nei giorni scorsi. A breve, quindi, Concas, difeso dagli avvocati Marco Pellegrini e Roberto Ricco, potrebbe ricevere l’ennesima richiesta di rinvio a giudizio. Sono diversi i capi di imputazione di cui l’uomo è chiamato a rispondere: omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dal fatto che il 50enne, per gli inquirenti un omicida seriale – che non si sarebbe fatto alcuno scrupolo pur di raggiungere il proprio obiettivo: il denaro – si sarebbe appunto approfittato della minorata difesa della donna. Elena, quel giorno, aveva abusato di alcol e medicinali. Concas è accusato poi di rapina aggravata, avendo provocato la morte per asfissia della vittima al fine di sottrarle trecento euro in contanti e il pc e di incendio, avendo appiccato il fuoco nei pressi della testata del letto della donna, nel tentativo di assicurarsi l’impunità. Lo scopo del sardo sarebbe stato quello di fingere, insomma, che Elena fosse rimasta vittima di un incidente domestico, ipotesi subito accantonata dagli uomini della mobile, all’epoca diretti da Marcello Castello, intervenuti sul posto. Infine l’ultima accusa: quella di aver tentato di distruggere il cadavere della fidanzata, dopo aver creato un innesco in camera. A incastrare l’uomo sarebbe stata anche la sua scarsa conoscenza delle reazioni chimiche: Concas avrebbe chiuso porte e finestre pensando così di accelerare il processo di combustione; ma togliendo al contrario ossigeno all’incendio.
Questo ha permesso ai pompieri di intervenire repentinamente nell’appartamento dell’ex avvocato; trovando l’abitazione invasa dal fumo ma non da quelle fiamme che forse avrebbero cancellato ogni traccia utile alle indagini. All’indagato viene infine contestata l’aggravante della recidiva: parliamo infatti di un presunto omicida seriale, già condannato per il delitto di un’anziana, nel 1994, a Olbia. Loredana Gottardi venne sgozzata dopo aver consumato un whisky col proprio assassino che, per simulare una tragedia, tenta invano di provocare un’eplosione. E poi c’è Arietta, la prostituta ungherese trovata cadavere sui binari a Castelfranco; uccisa da Concas, secondo l’accusa, per sfilarle dalle tasche quei 700 euro da giocare in una sala slot. Infine, secondo la procura, Elena, ex avvocato che aveva intrapreso una relazione con il sardo. Si erano incontrati qualche mese prima in un bar di Vaciglio Elena e Concas. La cella telefonica, il giorno stesso in cui la 56enne è stata trovata morta, ha indicato come il sardo si trovasse in sua compagnia.