
Rodolfo Ferraro, segretario Fillea Cgil, lancia l’appello: «Dal sindaco ci aspettiamo la convocazione del tavolo per il protocollo appalti»
di Giorgia De Cupertinis
Lavoratori in nero, operai sotto inquadrati, scarse condizioni di igiene e, soprattutto, "una mancata sicurezza nei cantieri, che oggi ci preoccupa profondamente". Sono solo alcune delle molteplici criticità che si inseriscono oggi "in quella che può essere definita la ‘giungla degli appalti’ e per cui oggi chiediamo a gran voce azioni concrete". Così Rodolfo Ferraro immortala un quadro a tinte fosche, su cui il segretario Fillea Cgil punta il dito, concentrando l’attenzione su una situazione "sempre più tragica e su cui è necessario intervenire – conferma il sindacalista –. Anche per questo facciamo appello al sindaco Mezzetti, affinché sia convocato urgentemente il tavolo per il Protocollo appalti".
Ferraro, qual è lo scenario nel nostro territorio?
"Lo dico senza troppi giri di parole: siamo realmente preoccupati. Nei cantieri, purtroppo, vediamo quasi quotidianamente situazioni molto gravi, a partire dal nodo riguardante la corretta applicazione dei contratti. Al di là dell’aspetto economico, già di per sé rilevante, è bene sottolineare che il contratto edile prevede un percorso di formazione specifica prima di entrare in cantiere, ma quando quest’ultimo non viene applicato si corrono grossi rischi in tema di sicurezza. Così come oggi ci preoccupa, lo ribadiamo, l’abuso di subappalti, dove anche qualora si applichino i contratti edili, spesso si va comunque a tagliare in salari e sicurezza".
Gli infortuni sono in aumento?
"I numeri parlano da sé. Consultando infatti i dati della cassa edile, possiamo tristemente notare come gli infortuni nella provincia di Modena crescono ogni anno del dieci per cento. Spesso si tratta di infortuni gravi o persino mortali, e come possiamo vedere avvengono con le stesse dinamiche da trent’anni: caduta del materiale dall’alto, caduta del lavoratore, schiacciamento. Seppur il settore edile sia uno di quelli fra i più esposti, è bene ricordare che esistono ‘anticorpi’ che potrebbero consentire di lavorare in sicurezza e qualitivamente bene. Ma che se non vengono messi in campo creano un pericolo costante".
Qual è il vostro appello al sindaco?
"Il nostro auspicio è che anche a Modena, come avvenuto in altre province di Italia, ci sia un impegno politico per dire no al subappalto a cascata. Per questo il sindacato edili Fillea Cgil chiede che sia convocato urgentemente il tavolo per il Protocollo appalti, che dovrà definire regole chiare per escludere i sub appalti a cascata, sancire la possibilità di partecipare ai bandi solo per le aziende che applicano il contratto firmato dai sindacati di settore più rappresentativi Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, e definire regole per la tutela della sicurezza dei lavoratori e la qualifica del lavoro. Chiediamo perciò azioni concrete per arginare la deregolamentazione di appalti e sub appalti in edilizia che denunciamo da anni, con lavoratori sfruttati e sottopagati, senza sicurezza. Ci auguriamo che le istituzioni non si girino dall’altra parte: abbiamo fatto un lavoro con l’amministrazione precedente, a maggio scorso, dal quale si potrebbe ripartire. Siamo molto fiduciosi, ma serve tempestività".
Quali sono le altre criticità riscontrate nei cantieri della nostra provincia?
"Basti pensare che nei cantieri, ancora oggi, ci sono lavoratori che mangiano in terra tra la polvere. O basta pensare alla mancanza di servizi igienici adeguati, per esempio: tutti elementi obbligatori in ogni cantiere, ma che diverse aziende continuano a ignorare. Troviamo anche operai che lavorano al freddo o sotto il sole cocente in estate, e in alcuni casi non vengono nemmeno forniti i dispositivi di protezione obbligatori. Ma non solo"
Cos’altro?
"Ci sono sempre più lavoratori in nero (contiamo una decina di denunce di irregolarità a settimana), ma anche operai sotto inquadrati: su 13mila operai nella nostra provincia, i lavoratori inquadrati con il primo livello, sono pari al 50% del totale. Un dato che non è credibile, e che purtroppo comprende anche operai, soprattutto stranieri, che fanno questo lavoro ormai da dieci anni o più. Serve sicurezza nei posti di lavoro, a partire da azioni chiare e concrete: non tramite la patente a crediti, che secondo il nostro punto di vista è solo un’attività burocatica. Bisognerebbe, invece, mettere in campo azioni strutturali per valorizzare la formazione, la qualificazione delle imprese e introdurre il reato di omicidio sul lavoro come deterrente".