
di Sofia Silingardi
Attore, comico, cantante, imitatore, conduttore e perfino scrittore. Giorgio Panariello è tutto questo, e lo dimostra ancora una volta nello spettacolo ‘La favola mia’. In tour in giro per l’Italia, arriverà il 6 settembre nella piazza del Castello di Formigine, alle ore 21.
Iniziamo da quella spazzola della nonna con cui si intervistava da bambino: quale domanda si porrebbe oggi?
"Una domanda marzulliana. Mi chiederei se alla fine sono contento di quello che ho fatto, se sono felice, ma soprattutto se sono sereno. Perché in fin dei conti la serenità è il risultato più importante, essere sereno nel fare il tuo lavoro e farlo con passione. Se sei sereno, e non tormentato, invidioso o rancoroso, sei anche più creativo".
‘La favola mia’ richiama una canzone di Renato Zero, la sua imitazione più nota.
"Esatto. ‘Dietro quella maschera c’è un uomo e tu lo sai’ è un po’ il concetto di questo spettacolo. Non è un one-man show ma un one-man. Voglio raccontare un uomo, cosa c’è dietro ai miei personaggi, dove li ho incontrati. Ognuno di essi l’ho davvero visto in un momento preciso della mia vita. Attraverso questi personaggi racconto quale ragazzo sono stato e quale uomo sono diventato. È una bella chiacchierata con il pubblico, mi diverto tantissimo".
Dopo tanto teatro, ha sentito l’esigenza di raccontarsi. E lo ha fatto, prima con un libro, ‘Io sono mio fratello’, poi con questo spettacolo.
"Il libro ‘Io sono mio fratello’ è uno spin off di questo spettacolo. Mentre scrivevo la mia storia non potevo non scrivere anche di Franco, mio fratello, altrimenti sarei stato disonesto soprattutto nei miei confronti. E allora ho iniziato a scrivere, e pian piano mi sono reso conto delle tante cose che sono successe nel corso della mia vita. Non bastava un monologo di teatro, ci voleva qualcosa di più".
’Tutto quello che c’è fuori rimane dov’è’: quanto è difficile far ridere il pubblico oggi?
"È molto difficile, quelle parole sono emblematiche: è un po’ l’esercizio che faccio con questo spettacolo. Infatti non parlo di politica, attualità, malattie, guerre. Al contrario, voglio che la gente arrivi a casa, accenda la televisione e dica ‘sai che mi ero scordato di tutto questo’. Voglio fare dimenticare, e lo si può fare soltanto raccontando una favola: questa è, secondo me, l’idea più bella che potessi avere. Lo dicono anche personaggi come Pieraccioni e Conti che notoriamente non sono clementi nei miei confronti".
E il pubblico fa lo stesso fa con lei?
"Si, è sempre così. In un certo senso, siamo i virologi dell’anima, curiamo e ci facciamo curare dal pubblico. Una volta, prima di uno spettacolo, avevo un fortissimo mal di denti. Al momento di andare in scena è scomparso totalmente, ed è tornato non appena sceso dal palco. Ma questo vale anche per le tante vicissitudini della vita".
La sua vita è stata particolare.
"Sì, travagliata. E’ una storia che può anche essere d’aiuto per le persone che vogliono fare quello che faccio io".
L’incasso andrà all’associazione ’Amici Per la Vita’.
"Sono le cose che nobilitano il nostro lavoro. Ecco perché dico ‘venite’, anche se magari uno dice ‘ma a me questo Panariello non ha mai fatto ridere’. Intanto perché sono sicuro che conoscerete Giorgio, più che Panariello, e poi per questo bellissimo fine".
L’incasso servirà alla realizzazione di un Hospice territoriale a Fiorano. Alle 17.30 verrà posata la prima pietra.