Ieri in aula la pubblica accusa, nella persona del dottor Giuseppe di Giorgio aveva definito il terrificante duplice femminicidio una ‘battuta di caccia’. Le vittime, mamma e figlia, quel giorno cercarono di sfuggire all’assassino ma lui continuò a rincorrerle, sparando colpi di fucile a distanza ravvicinata. Per l’imputato il pm aveva chiesto l’ergastolo, così come l’isolamento diurno per tre anni, contestando l’aggravante della premeditazione, della crudeltà e non solo. Ieri però, per il 71enne Salvatore Montefusco è arrivata una condanna a 30 anni di carcere. Niente ergastolo: la corte, presieduta dalla dottoressa Ester Russo, dopo cinque ore di camera di consiglio ha emesso la sentenza, prendendo novanta giorni per le motivazioni ed escludendo le aggravanti della crudeltà e della premeditazione. Concesse invece all’imputato le attenuanti generiche equivalenti alle altre aggravanti contestate: l’aver commesso il reato di maltrattamenti, (assorbiti dal reato più grave di omicidio) il delitto nei confronti della moglie e l’aver commesso il fatto in presenza di minori. Parliamo del pensionato, ex imprenditore edile che il 13 giugno 2022, ad un giorno dall’udienza di separazione uccise a colpi di fucile, nella villa di Castelfranco Emilia la moglie Gabriela Trandafir (47 anni) e la figlia di lei, Renata, di 22 anni. Montefusco è stato condannato anche a cinque anni di libertà vigilata e al risarcimento di un milione di euro nei confronti del figlio, Salvatore Junior, parte offesa e parte civile nel processo: l’unico scampato alla strage. Per quanto riguarda i fratelli e le sorelle di Gabriela così come la mamma della vittima, i risarcimenti saranno stabiliti in un separato procedimento civile. Ieri mattina, in aula, l’avvocato che rappresenta l’imputato, Marco Rossi ha ribadito l’insussistenza di elementi che potessero dimostrare la premeditazione, così come i maltrattamenti e la violenza ‘economica’, continuando a sostenere come quel duplice omicidio fosse ‘d’impeto’, scaturito da tensioni che nell’abitazione di Castelfranco si sarebbero registrate da tempo. Per ‘dimostrare’ la propria tesi difensiva, il legale ha più volte riportato la testimonianza resa in aula dal figlio di Montefusco. Una sentenza che ha lasciato senza parole i familiari delle vittime, tra cui il fratello di Gabriela, Marius.
"Hanno usato nostro nipote contro di noi. La pubblica accusa aveva chiesto due ergastoli invece gli hanno dato 30 anni - commenta – non mi aspettavo questa sentenza che è ingiusta per noi ma anche per tutti gli italiani. Come ha detto anche mia sorella, le hanno ammazzate due volte: hanno chiesto aiuto quando erano vive e nessuno ha fatto niente ed ora, da morte, non sono riuscite ad ottenere giustizia"La corte ha riconosciuto un risarcimento anche alla Casa delle donne contro la violenza, parte civile insieme al Comune di Castelfranco e alla Provincia. Gli avvocati Cristiana Polesel e Gianmaria Dalle Crode, che rappresentano i familiari delle vittime, le sorelle, i fratelli e la mamma di Gabriela commentano: "Abbiamo cercato di dimostrare fino all’ultimo il clima in cui era maturato questo duplice femminicidio. Ci riserviamo di leggere le motivazioni per comprendere per quale ragione è stato operato il giudizio di equivalenza rispetto alle aggravanti contestate".
v. r.