REDAZIONE MODENA

"Don Giorgio, giusto riabilitarne la memoria"

Finale, l’Arcidiocesi ha analizzato le sentenze: "Nessuna prova di riti satanici". Il legale del parroco, morto nel 2000: "Va ricordato per le opere di bene".

"Don Giorgio, giusto riabilitarne la memoria"

Restituire l’onore a Don Giorgio Govoni, attraverso i ricordi e l’analisi dei procedimenti giudiziari che lo hanno coinvolto. E’ questo l’obiettivo dell’Arcidiocesi nel 23° anniversario della morte del religioso. Un impegno inizialmente assunto da Mons. Benito Cocchi al funerale del sacerdote, celebrato il 22 maggio 2000 nella Cattedrale di Modena. Per portare avanti quell’impegno, dunque, l’Arcidiocesi di Modena con l’attuale vescovo don Erio Castellucci ha ritenuto di affidare a legali di propria fiducia la disamina degli esiti dei procedimenti in questione. L’Arcidiocesi fa presente che dalle sentenze del cosiddetto processo ’pedofili della bassa bis’ è emersa la "assoluta carenza di prove" e l’insussistenza dei fatti, relativamente al compimento di riti satanici a sfondo sessuale nei cimiteri e l’asserito sequestro di un minorenne presso un istituto scolastico, eventi nei quali si pensava fosse coinvolto don Giorgio Govoni. "Dal momento che non è possibile riaprire un procedimento giudiziario riguardante don Giorgio, l’Arcidiocesi ha ritenuto opportuno offrire a tutti gli elementi essenziali per poter maturare una convinzione fondata, al di là delle opinioni e dei pareri circolanti, non sempre documentati. Questo affinchè tutto venga chiarito e la memoria di don Giorgio resti incontaminata". Per i gravissimi reati contestati al religioso, infatti, come noto la magistratura non si era potuta pronunciare direttamente nei confronti del religioso, che era morto all’improvviso nella sala di attesa del suo avvocato poco prima della conclusione del giudizio di primo grado. Il legale di don Giorgio, l’avvocato Pier Francesco Rossi, spiega: "Credo che la Curia modenese ed in particolare i sacerdoti della bassa e tutti coloro che abbiano conosciuto, operato e collaborato con Don Giorgio abbiano il diritto di esprimere il loro giudizio sia sull’uomo che sul sacerdote. Io lo voglio ricordare sia come pastore di anime, che per l’impegno nel sociale a sostegno dei più deboli. Tutti coloro che hanno potuto conoscerlo, in modo unanime – afferma – lo ricordano con grande affetto e riconoscenza. La sua opera ha lasciato numerose testimonianze : i suoi parrocchiani ancora si riuniscono per celebrare la sua opera. In particolare occorre ricordarlo nell’ambito associazionistico con il suo capolavoro, che è ‘Il porto’, luce di speranza accogliendo chiunque abbia avuto bisogno. Chi lo ha conosciuto ha il diritto di esprimere a voce alta la propria riconoscenza verso Don Giogio Govoni". v.r.