Modena, 24 maggio 2019 - «Di fatto hanno scelto loro per mia figlia, e a me non va bene. Io la chiamo discriminazione, mancanza di rispetto». La mamma di una 16enne con una grave disabilità, sfoga così la sua amarezza per una vicenda avvenuta tre giorni fa in una scuola media. Tutto gira attorno a una gita alla quale la ragazzina non ha partecipato: una visita nel Bergamasco della quale la famiglia non è stata informata.
«Martedì sera – racconta la signora – ho telefonato alla docente di sostegno e le ho chiesto per caso se stessero programmando gite: mia figlia è in terza e non ne ha mai fatta una. La prof mi ha risposto che la classe era andata in gita quello stesso giorno, che mia figlia era rimasta da sola in classe e che l’avevano fatto ‘per il suo bene’, perché non avrebbe potuto affrontare il viaggio in corriera e l’intera visita nelle sue condizioni. Ma queste valutazioni spettavano a me, ed io avrei voluto mandarla: i mezzi ci sono, siamo nel 2019...».
«Comunque – aggiunge – vedere escludere così mia figlia mi ha ferito tanto e ho sollevato la questione anche perché in futuro non accada lo stesso ad altri. L’hanno tenuto nascosto anche alla sua educatrice, eppure bastava poco. La preside non ha colpe, non ne sapeva nulla. Io ce l’ho con la prof di sostegno, che segue da vicino mia figlia e che sapeva. E un po’ anche con le altre docenti: una gita così non si organizza in un giorno, quindi chissà da quanto tempo sapevano...».
«Non sapevo nulla, è vero – spiega la preside –, ma mi prendo le mie responsabilità. Per questo mi sono scusata con la signoraquando è venuta a parlarmi il mattino seguente, anche a nome di tutte le docenti. Che poi hanno rinnovato le loro scuse. C’è stata una mancanza. lo ammettiamo: la famiglia doveva essere informata, ma l’errore è stato commesso in assoluta buona fede: le insegnanti non ci hanno pensato perché davano per scontato che la gita non fosse adatta alla ragazzina per le sue condizioni. Di certo non si voleva escludere l’alunna, che qui è sempre stata seguita col massimo delle premure e che quest’anno era già stata invitata a partecipare ad altre uscite, alle quali non è venuta per problemi di salute. Questa scuola è nota per i suoi progetti inclusivi e per la sensibilità che riserva agli studenti disabili. Abbiamo subito proposto alla famiglia un’altra uscita nei dintorni, più agevole per la ragazzina, ed ora speriamo che accetti».
«Mi sono scusata anch’io – aggiunge la prof di sostegno della minore –, ma sono sincera: non immaginavo che l’alunna potesse partecipare a una gita così impegnativa. Aveva già rinunciato a uscite molto più agevoli. A scuola dopo un’ora dobbiamo farla sdraiare perché non sopporta la seduta in carrozzina: come poteva reggere 3 ore di bus, andata e ritorno, più un’intera giornata via da casa? La madre andava informata, è vero, ma per tutti, me compresa, è stato naturale pensare che la gita per lei fosse non fosse possibile».