REDAZIONE MODENA

Detenuto morto in carcere. Si toglie la vita inalando il gas. Sette mesi fa uccise l’ex moglie

Andrea Paltrinieri, cinquant’anni, è stato trovato ieri senza vita all’interno della sua cella . Lo scorso giugno strangolò Anna Sviridenko, dottoressa e mamma dei loro due figli.

Andrea Paltrinieri è stato trovato ieri senza vita nella sua cella al Sant’Anna

Andrea Paltrinieri è stato trovato ieri senza vita nella sua cella al Sant’Anna

di Valentina Reggiani Lo scorso giugno strinse un laccio attorno al collo della moglie e la soffocò. Un gesto brutale, premeditato pare dopo aver commesso il quale si presentò in caserma, dai carabinieri, con il corpo della donna raggomitolato nel furgone. Ieri mattina, approfittando di un momento di solitudine, si è tolto la vita in carcere. A essere trovato privo di vita, ieri, nella cella che divideva con altri detenuti il 50enne Andrea Paltrinieri. L’uomo era accusato del barbaro delitto della moglie Anna Sviridenko, dottoressa di medicina nucleare di 40 anni e mamma di due bambini piccoli. Nessuna giustizia, nessuna ‘vittoria’ per nessuna delle famiglie coinvolte ma solo l’ennesimo dolore in una vicenda drammatica e straziante.

Paltrinieri si è tolto la vita con un fornellino a gas: un ‘attrezzo’ detenuto legittimamente, che solitamente i detenuti acquistano per cucinare alimenti o scaldare bevande. Non vi sarebbero dubbi sulla volontarietà del gesto commesso dal detenuto, trovato esanime dai compagni di cella: il 50enne avrebbe approfittato di un momento di solitudine per inalare il gas, perdendo repentinamente i sensi fino alla morte. Non molto tempo fa il Gip aveva rigettato la richiesta di scarcerazione presentata dalla difesa dell’uomo ma – come specifica il garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale Roberto Cavalieri – Paltrinieri si mostrava ultimamente particolarmente ‘sommesso’.

"Lo avevo incontrato il 24 dicembre, il pomeriggio della vigilia di Natale – racconta Cavalieri –. Aveva avanzato una serie di richieste; questioni legate alla salute dal momento che era in lista di attesa per alcune prestazioni quando ancora non era in carcere. Voleva sapere se era ancora utilizzabile la graduatoria della lista d’attesa in cui si trovava. Era stanco, provato – conclude – ma non aveva in realtà mostrato intenzioni suicidarie. I familiari, i genitori del 50enne erano andati di recente a fare un colloquio con Paltrinieri ma non aveva verbalizzato nulla. Era una persona a disagio in carcere; era preoccupato anche per i figli. Era dispiaciuto di quanto aveva commesso e di quello che gli stava capitando". L’assassino, ex marito della vittima, aveva soffocato la donna con una busta di plastica e un laccio. Proprio quel giorno, il 10 giugno dello scorso anno si era svolta un’udienza ad Innsbruck, relativa all’affidamento dei bambini alla quale avevano presenziato entrambi.

"Pensiamo ai bambini, che in un momento così grave devono poter avere la maggior tutela possibile" affermano dallo studio dei legali civilisti che assistono i minori e i familiari di Anna Sviridenko. I nonni nel frattempo hanno chiesto l’affido esclusivo dei bambini ed ora si attende il provvedimento del tribunale. "Prendo a prestito una frase pronunciata da chi mi ha detto la notizia: ’si era già ’suicidato’ il giorno che ha tolto la vita ad Anna’. Ogni morte è una sconfitta senza rimedio" afferma invece Giulio Calanca, amico quasi fraterno di Anna.

A seguito del gesto estremo commesso da Paltrinieri è esplosa la polemica politica sul numero altissimo di suicidi in carcere: tre negli ultimi giorni solo a Modena. "I detenuti – dice Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe – usano spesso il gas delle bombolette che detengono legittimamente, per cucinare e riscaldare cibi e bevande, per sballarsi, ma finiscono molte volte per perdere la vita. Diventa spesso un sostitutivo di altre sostanze ed è difficile stabilire se c’era la volontà di suicidarsi, oppure se la morte è solo la tragica conseguenza del gesto messo in atto. A volte si tratta di tossicodipendenti che potrebbero essere curati fuori dal carcere, nelle comunità".