di Maria Silvia Cabri
Poliedrica, divertente, arguta, alla continua ricerca di sfide da intraprendere. Andrea Delogu, attrice e conduttrice radiofonica, scrittrice e volto della televisione italiana, artista a tutto tondo, animerà il palcoscenico del Teatro comunale di Carpi stasera alle 21. In scena ‘40 e sto’, da lei stessa ideato insieme a Rossella Rizzi e scritto con Alberto Caviglia e Giovanna Salvatori e la regia di Enrico Zaccheo.
Autobiografia, improvvisazione: cosa c’è alla base dello spettacolo?
"La pièce è totalmente autobiografica e al tempo stesso lascia grande spazio all’improvvisazione. Il copione cambia ogni sera, a guidarmi è il ‘momento’, perché è uno spettacolo che vive assieme al pubblico presente in sala ed è importante avvertire questo feeling perché ne è parte integrante".
Perché ha deciso di portare in scena ‘se stessa’?
"I 40 anni mi hanno sempre ‘terrorizzata’, perché ci hanno inculcato questa paura fino da piccoli. Il ‘giro di boa’, l’‘inizio della fine’: a 30 anni hai ancora delle possibilità (famiglia, lavoro), la società ti vuole madre a tutti i costi, a 40 ti danno per spacciata, ma non è per niente così!".
Lei come sta a 40 anni?
"Sto bene, benissimo, sto anzi meglio rispetto a quando ne avevo 20! Dove sarebbe tutto questo terrore? Racconto senza filtri le mie esperienze, tra bizzarri pretendenti, traslochi, tutte le volte che ho pianto ascoltando gli 883, o Ambra, il primo approccio con i social, ed è bello perché in questo flusso di coscienza il pubblico si riconosce".
E com’è il pubblico di questo spettacolo?
"Molto ampio! Non ci sono solo quarantenni, donne, ma anche uomini e pure tanti giovani ventenni. Io parlo ‘generazionalmente’ perché certe cose non cambiano, si ripetono. Mio fratello ha 16 anni: prova le stesse emozioni che provavo io alla sua età, così come i 20enni di oggi sono parimenti alla prese con gli stessi problemi d’amore".
La pièce trae spunto dalla sua vita privata e da episodi che l’hanno toccata: come li ha selezionati?
"Ho scelto quelli più tragici per poterne ridere ancora di più. Quanta sfortuna ho avuto in quell’occasione? Maggiore è stata e più l’episodio è rientrato nella narrazione. Certo, quando si è più giovani si soffre molto, ma poi ci si rialza, ci si rinnamora, si trova un nuovo lavoro. Ma mentre accade non ci credi".
I 40 sono i nuovi 20?
"I 40 di oggi sono finalmente i veri 40, sono fighi, tutti da vivere. Si chiude un cerchio? Ma no, il cerchio è apertissimo! Le 40enni oggi sanno che possono ancora fare tanto, certo occorre combattere contro vari pregiudizi, ci sono state delle conquiste ma mai fermarsi".
Che aggettivo sceglierebbe per definire se stessa 40enne?
"Consapevole".
Tra i temi vi è appunto anche quello dell’importanza di essere liberi: quando lo si è realmente?
"Quando si ha il coraggio di dire ‘no’: la libertà si conta dai ‘no’ detti, non dai ‘sì’. Certo, essere liberi vuol dire anche sapere rispettare il limite degli altri, ma importante è essere consapevoli di quello che realmente si vuole".
E le 40enni di oggi lo sono?
"Ci riescono, ce la fanno, hanno molta forza".