VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Delitto di Friday, il consulente: "Fendenti in rapida successione. Non ha avuto tempo di difendersi"

In aula ricostruita l’aggressione fatale al 30enne nigeriano: una coltellata al collo, l’altra al fianco. Gli imputati sono due connazionali, resta da chiarire chi abbia sferrato materialmente i colpi

Friday Endurance

Friday Endurance

Modena, 20 marzo 2025 – "I fendenti sono stati inferti in rapida successione e tutti in pochi secondi. L’arma utilizzata potrebbe essere stata un coltello a serramanico; dunque compatibile con quello sottoposto a sequestro. L’aggressore ha inferto le coltellate alle spalle della vittima, che non ha avuto il tempo di difendersi, senza opporre quindi resistenza. Non vi erano infatti lesioni da difesa sulla salma. Il primo colpo è stato inferto al collo e il secondo al fianco; entrambi potenzialmente letali". E’ quanto dichiarato ieri in aula dal dottor Franco Marinelli, Ctu (consulente tecnico) della procura nel processo per l’omicidio di Friday Endurance, il 30enne nigeriano ucciso a coltellate dai due connazionali Adenomo Ogbeide, 30 anni e Osaiande Kingsley, 27, entrambi domiciliati a Reggio Emilia. L’omicidio era avvenuto il 20 agosto dello scorso anno in pieno giorno e in pieno centro: in corso Vittorio Emanuele.

Il consulente ha spiegato come la vittima, quel giorno, non avesse avuto il tempo neppure di provare a difendersi e come fosse possibile affermare che l’intenzione degli aggressori era sicuramente quella omicidiaria. Il perito poi – prendendo in considerazione la posizione dell’assassino – ha precisato come a colpire fosse stata plausibilmente una persona più bassa di Friday o comunque non molto più alta". Alla base dell’efferato delitto, lo ricordiamo, c’erano questioni di droga per le quali i tre connazionali discutevano da qualche giorno. "Fondamentalmente il medico legale ha confermato che i colpi sono stati inferti con una mano molto ferma e decisione; con una violenza importante – afferma l’avvocato Sara Maggiali del foro di Parma che rappresenta la parte civile nel procedimento, ovvero la sorella della vittima –. Due colpi inferti in rapidissima sequenza e in profondità. La vittima non ha avuto il tempo di muoversi".

Secondo i testi entrambi gli imputati si trovavano davanti alla vittima al momento dell’aggressione. Resta quindi il dubbio di chi, rispetto ai due imputati, abbia inferto materialmente il colpo. Le armi erano state sequestrate dalla polizia una nell’abitazione dei due e l’altra nella valigia utilizzata per tentare la fuga. "Abbiamo preso atto della deposizione resa dal consulente tecnico della procura – afferma il legale di uno dei due imputati, avvocato Fernando Giuri –. Attendiamo di sottoporre all’attenzione della Corte le considerazioni del nostro medico legale, dottor Gavina di Bologna".

I due erano stati arrestati dalla squadra mobile in meno di 24 ore dal delitto alla stazione dell’alta velocità di Reggio Emilia. Stavano cercando di partire – avevano i biglietti in mano – dopo aver preso alcune cose dalla propria abitazione di Cà del Bosco Sopra.