VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Delitto di Alice Neri, nuova perizia. Accertamenti sulla Ford bruciata. Dubbi su macchie e resti metallici

La Corte d’Assise, a oltre due anni dalla tragedia, ha accolto la richiesta della difesa dell’imputato Gaaloul. Verranno repertati e ispezionati gli oggetti trovati nell’abitacolo dato alle fiamme nel novembre del 2022.

La Corte d’Assise, a oltre due anni dalla tragedia, ha accolto la richiesta della difesa dell’imputato Gaaloul. Verranno repertati e ispezionati gli oggetti trovati nell’abitacolo dato alle fiamme nel novembre del 2022.

La Corte d’Assise, a oltre due anni dalla tragedia, ha accolto la richiesta della difesa dell’imputato Gaaloul. Verranno repertati e ispezionati gli oggetti trovati nell’abitacolo dato alle fiamme nel novembre del 2022.

A distanza di quasi due anni e mezzo dall’efferato delitto, la Ford Fiesta di Alice Neri, ammazzata a coltellate a novembre del 2022 nelle campagne di Fossa di Concordia, sarà nuovamente sottoposta a perizia. O meglio: saranno effettuati accertamenti mai eseguiti fino ad ora. Infatti nei prossimi giorni la vettura della vittima sarà passata al setaccio in cerca di nuovi elementi utili a far luce su quanto accaduto quella notte. A disporre le verifiche, nominando i periti, la Corte d’Assise, presieduta dalla dottoressa Ester Russo che ieri ha accolto le richieste avanzate dalla difesa dell’imputato, avvocato Roberto Ghini. Come noto alla sbarra per l’omicidio c’è il tunisino Mohamed Gaaloul che da sempre si proclama innocente. Occhi puntati dunque sui ‘detriti inceneriti’ trovati nell’abitacolo del mezzo e mai analizzati: secondo la difesa tra questi potrebbe pure esserci l’arma del delitto. La Corte ieri ha quindi disposto la raccolta, repertamento ed eventuale perizia degli oggetti giacenti nell’abitacolo ma anche la perizia sulla porzione di circuito stampato, parzialmente bruciata e sui due resti metallici combusti rinvenuti dietro al sedile destro dell’auto oltre a quella sulla natura delle macchie di colore rosso riscontrate sui sei frammenti di vetro liquefatto, sempre trovati nel mezzo. La difesa, così come le parti civili, hanno nominato i propri consulenti e gli esiti degli accertamenti sono attesi tra un mese. Ieri pomeriggio, poi, parola ai ‘tecnici’ per quanto concerne l’origine del rogo. "C’è stato il confronto tra l’ingegner Marco Spazian, mio consulente e l’ingegnere Bagnato, consulente di parte civile e ne siamo usciti straordinariamente vincitori – afferma l’avvocato Ghini –. Lo stesso ingegnere Bagnato, dopo aver detto che l’olio trovato nel baule non poteva che venire dall’olio lubrificante, non ha potuto confermare oltre ogni dubbio che sia stato utilizzato olio per appiccare il rogo". Gli avvocati Marco Pellegrini e Cosimo Zaccaria, che rappresentano la famiglia della vittima, in merito alle perizie disposte dalla Corte sottolineano: "Benchè il nostro obiettivo rimanga quello di arrivare prima possibile alla sentenza, crediamo che ogni passaggio che aiuti i giudici a risolvere residui dubbi sia garanzia di maggiore consapevolezza verso una pronuncia di condanna. D’altra parte, anche oggi i consulenti delle parti avverse non sono stati in alcun modo in grado di scalfire le numerose prove a carico dell’imputato". Il legale di Nicholas Negrini, avvocato Antonio Ingroia interviene affermando: "In queste due udienze in cui abbiamo sentito la dottoressa Sartori si sono confermati dubbi e perplessità circa la ricostruzione dei movimenti dei personaggi interessati dall’indagine, compreso il terzo uomo e abbiamo ritenuto di dimostrare come le indagini siano state incomplete e fragili".