"Cosa voglio? La verità e ci tengo a chiarirlo. Non ho altri interessi se non capire cosa è accaduto quella notte, chiudere questa storia senza svegliarmi la mattina pensando che avrei potuto fare qualcosa di più, anche per mia figlia. Di tutti i momenti quello più complicato è stato rivelare alla mia bambina che la sua mamma era morta. Questa storia ha fatto soffrire tante famiglie: il riavvicinamento lo abbiamo avuto anche in funzione di una bambina che ha già pagato abbastanza e che mi ha dato la forza di andare avanti".
Una testimonianza toccante ma estremamente ‘lucida’, composta quella di ieri davanti alla Corte D’Assise da parte di Nicholas Negrini. Ieri, infatti, a parlare in aula è stato proprio il marito della giovane mamma di Ravarino Alice Neri, ammazzata due anni fa nelle campagne di Concordia e trovata nell’auto carbonizzata. "Gli ultimi tempi era in difficoltà; era dentro ad una sorta di rivoluzione personale che magari l’ha un po’ esposta a pericoli. Ma la voglia di vivere mai l’ha persa" ha dichiarato Negrini, parlando della moglie. Il teste è poi tornato su quel giorno, quello in cui, il 18 novembre di due anni fa, si è svegliato senza trovare Alice al proprio fianco. "Ho fatto tante chiamate, a partire dalle 6.15. Dopo tre squilli scattava la segreteria: ho avuto l’impressione che qualcuno buttasse giù" ha detto. Nel confermare come le loro strade si stessero in quel momento dividendo, Negrini ha ammesso con grande umiltà di non conoscere altri profili social della moglie e di non sapere nulla circa ulteriori frequentazioni. A quel punto ha parlato del sopralluogo successivo ai laghetti, dove è stato rinvenuto il cadavere della donna e del colloquio intercorso con il gestore del terreno. "Parlai con lui dei dubbi sull’incendio e mi disse che non era sicuro dell’orario del rogo – ha precisato – perché quella mattina, a qualche decina di centinaia di metri stava bruciando arbusti e i testimoni potrebbero aver visto le ‘sue fiamme’ e non quelle dell’auto di Alice". Viste le contraddizioni emerse circa la testimonianza dell’uomo, la presidente della corte, dottoressa Ester Russo ha annunciato che il teste sarà risentito. L’udienza si è aperta con la nomina del perito incaricato di estrapolare tutti i dati presenti sul telefono sequestrato all’imputato, Mohamed Gaaloul. A porte chiuse, prima di Negrini è stata sentita anche l’amica di Gaaloul. "Dalla sua deposizione emerse così tante contraddizioni da renderla caotica,e poco utile a ricostruire, come ha cercato di fare la procura, la personalità del mio assistito come un ’predatore’" ha sottolineato Roberto Ghini, difensore dell’imputato. "È emerso sì, come noto, un debito del mio assistito verso questa persona". "La testimonianza di un’altra donna ha determinato sensazioni forti per la sofferenza che ha trasmesso a seguito di condotte gravi poste in essere ai suoi danni da parte di Gaaloul" ha dichiarato invece l’avvocato della famiglia della vittima, Cosimo Zaccaria. L’avvocato di Negrini, Antonio Ingroia è invece tornato sul ’terzo uomo’: "La sua testimonianza è stata smentita dalle dichiarazioni del mio assistito, come il fatto degli indumenti sporchi di sangue".