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Damiano Cassanelli sospeso a Modena, la preside: “Non siamo scuola autoritaria”. La replica del legale del ragazzo

Lunga nota di Lorella Marchesini che guida l’Ites Barozzi: “Ha reso dichiarazioni denigratorie nei confronti dell'istituzione e dell'intera comunità”. L’avvocato: “Ha solo espresso le criticità della scuola”

Modena, 10 febbraio 2024 – Dopo un lunghissimo silenzio, la preside dell’Ites Barozzi di Modena prende carta e penna e racconta la sua versione dei fatti sulla vicenda che ha portato alla sospensione per 12 giorni di Damiano Cassanelli dopo un’intervista (video) sullo stato dell’istituto. In sostanza Lorella Marchesini sottolinea che il Barozzi “non è una scuola autoritaria”. e aggiunge che lo studente “ha reso dichiarazioni denigratorie”.

Al lungo intervento della dirigente scolastica risponde, a stretto giro, il legale del ragazzo, Stefano Cavazzuti secondo cui il suo assistito "ha semplicemente espresso, nella sua qualità di rappresentante degli studenti, le molteplici criticità portate alla sua attenzione dagli studenti della scuola".

Damiano Cassanelli sospeso da scuola dopo un'intervista (foto Fiocchi)
Damiano Cassanelli sospeso da scuola dopo un'intervista (foto Fiocchi)

Il messaggio della dirigente

“Il Barozzi - scrive Lorella Marchesini – non è una scuola autoritaria e punitiva. Il Consiglio certo non ha inteso calpestare la libera espressione del pensiero né la libertà di stampa. Nel corso di quella stessa intervista, infatti, altri ragazzi hanno avanzato critiche e rivendicazioni ma non sono stati sanzionati". Dalla parte del ragazzo si è però schierato anche il sindaco di Modena, Giancarlo Muzzarelli.

"Se lo studente intenderà fare ricorso – osserva la preside, commentando le dichiarazioni dell’avvocato dello studente che ha annunciato ricorso al Tar – troverà un altro organo incaricato di rivalutare il suo comportamento. Questo potrà confermare la sanzione o fare valutazioni diverse da quelle seguite dal Consiglio d'Istituto ed annullarla o modificarla, come prevede il normale funzionamento di uno Stato di diritto. Il 'Barozzi' – aggiunge – non è una scuola autoritaria e punitiva. Non lo è mai stata, è una scuola inclusiva, sia per i giovani del corso diurno sia per gli studenti del corso serale".

A giudizio della dirigente scolastica, "tutti siamo convinti che la scuola sia il luogo del dialogo e del confronto ma anche dell'educazione alla responsabilità. I temi educativi tuttavia sono complessi. Anche se siamo tutti animati dalle migliori finalità educative - prosegue - possiamo avere idee diverse sulle azioni concrete per affrontare le singole situazioni. Sarebbe un errore credere di sapere sempre quale sia l'unica idea giusta".

Quindi, argomenta ancora Marchesini, "per questo motivo nella scuola nessuna decisione che riguardi il percorso formativo di un ragazzo è presa da una sola persona. In questo caso la decisione che, sebbene non condivisa, non può bastare a definire il 'Barozzi' scuola autoritaria e punitiva, è stata assunta a larga maggioranza, nel rispetto della legge, dal Consiglio d'Istituto. Il Consiglio d'Istituto è presieduto da un genitore ed ha deliberato con il voto a scrutinio segreto di 16 persone. Sono genitori, insegnanti e studenti - conclude - tutti investiti, attraverso elezioni, del ruolo di rappresentanti delle rispettive categorie". 

Secondo la dirigente scolastica del 'Barozzi', "ora che la vicenda dello studente sospeso è diventata di dominio pubblico e si è saputo, da lui stesso, dalla stampa, dai chiarimenti forniti dal Ministero, che lo studente dell'Istituto tecnico economico 'Barozzi' di Modena non è stato sanzionato per avere espresso le sue critiche al funzionamento della scuola, ma per avere rilasciato, nel corso di un'intervista, dichiarazioni denigratorie nei confronti dell'istituzione e dell'intera comunità scolastica, si possono fare alcune considerazioni. Valutare sul piano dell'educazione questo comportamento - puntualizza - non è cosa banale né scontata perché chiama in causa un tema educativo per eccellenza: fin dove può spingersi la libertà di esprimere il proprio pensiero senza ledere la dignità e la reputazione altrui? E' il bilanciamento necessario tra libertà e rispetto dell'altro".

Ad ogni modo evidenzia Marchesini "il Barozzi va avanti. Continua con le sue attività: con la cura dell'apprendimento di ogni studente attraverso attività di recupero personalizzato, organizza attività specifiche per gli alunni non italofoni, pianifica una grande varietà di attività facoltative alle quali partecipano tanti studenti ogni pomeriggio, tra cui laboratori teatrali, corsi di matematica per l'università, progetti Erasmus, corsi di lingua straniera, certificazioni linguistiche e di informatica. Stimola il pensiero critico nella normale attività didattica, nei corsi di debate, nei laboratori di giornalismo. Offre borse di studio per finanziare stage lavorativi all'estero degli studenti e rimborsa completamente i costi delle certificazioni linguistiche agli studenti meritevoli e tanto altro ancora. Questo, come pure sanno studenti e genitori - conclude - è il frutto dell'impegno quotidiano di tutto il personale scolastico, sia di coloro che hanno condiviso la decisione del Consiglio d'Istituto, sia di coloro che l'hanno avversata".

La  replica del  legale di Damiano

Secondo l'avvocato il ragazzo "non ha mai diffamato, calunniato, ingiuriato, denigrato la dirigente scolastica, la vicepreside, professoressa Paola Tirelli o altri membri della scuola, né l'Istituzione scolastica. Dimostrarsi critici nei confronti delle decisioni organizzative assunte dalla scuola - argomenta ancora - non significa denigrare, ledere la dignità altrui, ma semplicemente esercitare diritti e doveri strettamente connessi alla figura di rappresentanza della collettività degli studenti". Invece, attacca, Cavazzuti, "la risposta dalla dirigente, ancora una volta, nega il diritto di critica all'interno della scuola e pone una vicenda di contrapposizione di due diverse visioni, quella degli studenti e quella della dirigenza, su un piano strettamente personale". Insomma secondo il legale la dirigente "si è spinta ben oltre il campo della valutazione sul piano educativo del comportamento di un alunno ma ha perseguito interessi personali piegando gli organi interni della scuola a suoi fini strettamente personali in una visione autoritaria della scuola". A sostegno della sua tesi, il legale del ragazzo sospeso fa un 'excursus' di quanto accaduto nell'istituto modenese negli scorsi mesi con lo studente sanzionato "con una nota di classe, dopo che il consiglio di classe aveva appena deciso di non procedere disciplinarmente per un'altra nota apposta dalla Vicepreside il 4 dicembre 2023 per avere trasmesso ai rappresentanti di classe una mail ricevuta dalla vicepresidenza. Non soddisfatta della nota disciplinare del 18 gennaio 2024 la dirigente scolastica - prosegue l'avvocato - ha convocato il Consiglio d'Istituto sullo stesso evento già sanzionato con la nota e ha concorso a decidere 12 giorni di sospensione". Inoltre, sottolinea ancora, "la stessa dirigente aveva interrogato per ben tre ore Damiano l'11 dicembre 2023, senza permettergli di essere affiancato da un altro rappresentante degli studenti, sullo stesso evento, sempre le parole dichiarate alla stampa il 28 novembre 2023". Quindi, a giudizio di Cavazzuti, "non vi è chi non veda che il comportamento tenuto dalla dirigente scolastica nei confronti dell'alunno Damiano è stato assunto, unicamente, per intimidire e sanzionare un alunno che aveva osato criticare anche pubblicamente le sue scelte". Di fatto, "è sul piano della responsabilità di un adulto verso un ragazzo, che sta esercitando il ruolo di rappresentante degli studenti - continua l'avvocato - che la dirigente non si è dimostrata all'altezza del ruolo che le era stato assegnato dal ministero, dall'Ufficio Scolastico Regionale , dai genitori e dalla intera società locale. Diversi insegnanti della scuola avevano chiesto in Collegio docenti e anche separatamente di non procedere disciplinarmente nei confronti dei rappresentanti degli studenti proprio al fine di non interrompere, neppure in un momento di contrapposizione delle diverse visioni, il canale del dialogo e del confronto. Detti suggerimenti - conclude Cavazzuti - pervenuti da più parti sono rimasti inascoltati e pervicacemente la dirigente scolastica ha proseguito sulla scia della repressione del dissenso".