
"Da Reggio a Bologna è un’unica grande città"
Città metropolitana, area vasta, unione di Comuni. Modi diversi, per loro stessa natura dai contorni indefiniti, per dare un nome a un’esigenza sempre più crescente: progettare e dare risposte a bisogni che vanno oltre i singoli perimetri comunali. Si pensi al dramma della mancanza di neve in Appennino su cui nessuno si salverà da solo ed è inevitabile un confronto tra Modena, Bologna, Reggio. Ma anche alla realtà dei distretti socio-sanitari dove si cerca, al netto dei difetti, di distribuire i servizi di cura, di prevenzione e di assistenza in modo da soddisfare le esigenze di tutte le popolazioni, soprattutto quelle che vivono nelle zone più fragili.
Lo schema andrebbe allargato e irrobustito in tutti gli ambiti, dall’urbanistica ai trasporti pubblici, al diritto allo studio. E quale ente se non la Provincia potrà avere sempre di più un ruolo di coordinamento non solo tra i Comuni, ma anche con le altre province? Area vasta appunto. Un altro esempio in questo senso lo ha fornito il professor Massimo Baldini dell’Università di Modena nei giorni scorsi commentando il saldo migratorio di Modena e la fuga di residenti, soprattutto giovani, verso la realtà limitrofa. Il docente ha auspicato "un forte coordinamento tra le amministrazioni comunali per offrire servizi integrati". Ormai il ’rombo’ Reggio-Carpi-Bologna-Sassuolo "è un’unica grande città, però è a bassa densità. Rischiamo così di avere tutti gli svantaggi delle grandi città, ma senza i loro vantaggi: inquinamento e congestione, senza i servizi avanzati di una metropoli. La grande densità favorisce l’offerta di cultura e l’innovazione, la bassa densità produce paesi dormitorio e uso esagerato dell’auto. I giovani vivono nei comuni medio-piccoli ma molti lavorano nei capoluoghi. Ciò moltiplica i problemi di mobilità in un’area già molto inquinata".
Gianpaolo Annese