di Maria Silvia Cabri
"Una serata di divertimento e musica da cantare" è la promessa della special guest dell’appuntamento di stasera al Vox Club di Nonantola, dalle 22.30. Lei è Cristina D’Avena, cantante e attrice, calca le scene dal suo esordio a tre anni e mezzo, ha partecipato allo Zecchino d’Oro con la canzone ‘Il valzer del moscerino’, da allora ha venduto tra album e singoli oltre 7 milioni di copie. È la più nota e amata voce delle sigle dei cartoni animati fin dagli anni Ottanta e ancora incanta con la sua voce e le canzoni.
Cristina che serata sarà quella al Vox?
"Molto divertente. Tutti dovranno divertirsi, lasciando da parte i pensieri: si entrerà in un meraviglioso ‘villaggio dei Puffi’ proprio per divertirsi. Proporrò parte del mio repertorio degli anni Ottanta, da ‘La Canzone dei Puffi’ (suo primo disco d’oro per le oltre 500mila copie vendute, ndr) a ‘Kiss me Licia’, fino a quelle per i ragazzini delle ultime generazioni, come ‘Captain Tsubasa’, passando per ‘Doraemon’ e ‘Occhi di gatto’".
Che pubblico si aspetta?
"Persone allegre e sorridenti, con tanta voglia di cantare e di spensieratezza, specie visto il periodo difficile che abbiamo passato. Occorre guardare al futuro anche con un po’ di leggerezza, facendo emergere il bambino che c’è in noi e che può aiutarci a vivere meglio. Da adulti ci dimentichiamo della parte più fragile di noi stessi, che invece ha bisogno di sorrisi e tenerezza. Non bisogna vergognarsi della nostra fragilità, anzi, ci consente un approccio più morbido alla vita, il che non significa mancanza di maturità, anzi". Che legame ha con i Puffi?
"Sono i più fighi di tutti! Non passeranno mai di moda, sono seguiti anche dai bambini di oggi: sono divertenti e insegnano tanti sentimenti, come l’amicizia, l’amore, l’umiltà. Hanno tanto da dirci in quanto affrontano tematiche che non tramonteranno mai. Ci fanno l’occhiolino come dire ‘Io lo sapevo già!’".
Come sono i giovani di oggi secondo lei?
"Meravigliosi ma con tanta, troppa, fretta di crescere. Non è colpa loro: è la società che li spinge a questo. Bisognerebbe invece vivere di più le varie tappe della nostra crescita; adesso invece a 10 anni pensano come se ne avessero 14 e a 14 come se ne avessero 18. Tappe importanti bruciate troppo in fretta: a 18 anni non avranno quasi più nulla da scoprire. La mia generazione era diversa, la vita era più ‘morbida’, le tappe della vita venivano godute fino in fondo".
E Cristina di oggi com’è?
"Diciamo che mi sono adeguata ai tempi. A volte occorre indurirsi, avere più polso, tutti sono diventati più rigidi. In passato invece si riusciva a vivere con più spensieratezza. La pandemia, sotto questo aspetto, ci ha fatto malissimo, ha influito negativamente sulla nostra crescita e sul carattere, ci ha tolto tanto senza ridarci indietro niente. Viviamo con più insicurezza, le persone sono più vuote e severe".
Però la voglia di cantare le è sempre rimasta…
"Quella sempre, anzi, ancora di più".