Modena, 20 dicembre 2024 – Tonfo nel settore italiano delle macchine per ceramica. Il comparto chiude il 2024 con un fatturato totale di 1,80 miliardi di euro: dopo tre anni di crescita costante, la produzione cala del 24 per cento assestandosi sullo stesso livello del 2019, l’ultimo anno prima degli eventi che hanno scosso il commercio internazionale (pandemia, crisi delle materie prime, inflazione, guerre). A dirlo il Centro Studi Mecs-Acimac, che ha pubblicato i dati preconsuntivi relativi al 2024.
Il mercato interno ha cubato 480 milioni di euro, con un -26% rispetto all’anno scorso. La corsa delle esportazioni si è fermata a 1,32 miliardi di euro, segnando un -23,4% rispetto al 2023. Il calo è diffuso in tutte le aree geografiche, con pesanti risultati nel continente americano e in Europa, e qualche segnale positivo su singoli mercati, come ad esempio Algeria e Vietnam.
Ma il vero impulso per i prossimi anni potrebbe arrivare dalla ripresa dell’edilizia, con 1000 miliardi di investimenti attesi nei prossimi 4 anni nel mondo, di cui 700 miliardi nella sola Asia. Di conseguenza anche la produzione mondiale è prevista in crescita da qui al 2028.
"Stiamo attraversando un momento molto critico, è inutile negarlo, e ce lo aspettavamo – commenta il Presidente di Acimac Paolo Lamberti (nella foto) –. C’è sicuramente un elemento di ciclicità come ragione di questa crisi, ma non solo. Subentrano altri fattori come la competizione internazionale sempre più aggressiva, in particolare quella cinese, una naturale flessione dovuta ai forti investimenti degli ultimi anni da parte dei clienti sulle loro linee produttive e l’aumento dei nostri costi produttivi". Sul fronte mercato interno, prosegue il presidente, "siamo al momento insoddisfatti dai nuovi incentivi per l’industria 5.0: la misura, infatti, non ha trovato fino ad oggi applicazione a causa delle forti limitazioni introdotte per i settori soggetti a normative Ets, come quello ceramico". Si guarda con fiducia al crescente fabbisogno di lastre ceramiche che verrà soprattutto dall’Asia e dal Medio Oriente, "per via dei forti investimenti previsti nei prossimi 4 anni". Ma per quanto riguarda il settore, conclude Lamberti, "ci prepariamo a un 2025 ancora in sofferenza, sperando di tornare a crescere nel 2026".
Sorride invece il packaging che chiude il 2024 con un risultato eccezionale: secondo i dati preconsuntivi targati Ucima, guidata dal presidente Riccardo Cavanna con sede a Modena in rappresentanza della packaging valley, il fatturato complessivo raggiunge i 9,5 miliardi di euro, registrando una crescita del +3,5% rispetto al 2023. L’export continua a trainare il mercato, con un valore di 7,5 miliardi di euro, in aumento del +3,8% rispetto all’anno precedente e pari a circa l’80% del giro d’affari complessivo. Le performance migliori sono state registrate in mercati strategici come Africa e Oceania (+10,3%), l’Asia (+3,3%), e l’Unione Europea (+6,1%). Il mercato domestico, seppur più contenuto, chiude l’anno in positivo a 2 miliardi di euro, con una crescita del +2,5%.
g.a.