Modena, 20 dicembre 2024 – La criminalità tra i giovani è un fenomeno in evoluzione: commettono un maggior numero di reati rispetto agli anni passati ma gli autori agiscono spesso in modo ‘isolato’. Non si parla tanto di gang ma di singole persone. Spesso delinquono solo per il ‘gusto’ di prevaricare sul gruppo, di mostrare il proprio potere ma le indagini quotidiane svolte dagli agenti della squadra mobile hanno permesso di raggiungere in breve tempo importanti risultati. Il ‘silenzio’, infatti, è spesso sinonimo di qualcosa di importante che sta per chiudersi. Parliamo della sempre più preoccupante devianza giovanile e, in particolare, di tutti quei reati commessi negli ultimi mesi da ragazzini minorenni: una trentina di episodi dall’inizio dell’anno scolastico in tutta la provincia ma le zone in cui si sono registrati rapine, pestaggi e furti da parte di minori ai danni di minori sono state per lo più la stazione delle autocorriere, dei treni e il centro storico in tarda serata e, in particolare, nel week end.
Ad analizzare il fenomeno è il dirigente della squadra mobile, dottor Mario Paternoster. "Il fenomeno della criminalità giovanile a Modena riflette un cambiamento sociale che è in atto e si nota in altre parti di Italia. Il trend, rispetto al passato, è parzialmente mutato: inizialmente abbiamo individuato gruppi e denunciato diversi minorenni. Quest’anno abbiamo assistito invece a poche persone che si sono rese autrici di più condotte. E’ dunque calata la forma di questi gruppi da un punto di vista numerico: due o tre giovani che, in un paio di gruppi, si sono resi autori delle condotte contestate e soprattutto in un determinato periodo".
Ma chi sono questi ragazzi? "Parliamo sicuramente di minorenni, la fascia d’età va dai 14 ai 17 anni ma ce n’è qualcuno anche più piccolo". Come agiscono?
"Individuano la vittima che appare più vulnerabile, più indifesa con scuse banali, chiedendo pochi euro o sigarette per poi aggredirla fisicamente e derubarla di quei pochi soldi che il ragazzo ha, a volte senza portare via nulla".
Una dimostrazione di potere nel gruppo?
"Il ritorno economico dai reati che si sono configurati non c’è : è più una forma di prevaricazione, il voler approfittare della debolezza altrui. Questo è il profilo delle condotte che si sono registrate. Sono ragazzi italiani ma anche stranieri di seconda generazione e spesso hanno famiglie con disagi alle spalle. In altri casi però sono ragazzi con famiglie prive di alcun tipo di problema che hanno la fotografia di una incapacità genitoriale nella gestione dei figli".
La polizia da mesi lavora quotidianamente per contrastare il fenomeno, per individuare strategie. Come sta intervenendo?
"Rafforzando la parte preventiva: controlli in punti dedicati all’uscita dalle scuole o in alcune zone di aggregazione dei giovani. Attività che c’era ma è stata potenziata alla luce dei recenti incontri interforze in Prefettura. Ci si è dati target importanti per garantire maggiore sicurezza".
Da un punto di vista repressivo ci sono sviluppi?
"Sono a conoscenza del fatto che il fenomeno esiste ma viene combattuto con i tempi che necessitano le indagini; c’è tutta una attività che viene portata avanti come lo studio delle immagini di videosorveglianza e la raccolta di quanti più indizi di colpevolezza per arrivare all’individuazione certa dell’autore del reato. A volte le vittime sono traumatizzate e faticano ad indicare o individuare gli autori. L’attività svolta sta comunque portando a importanti risultati".