REDAZIONE MODENA

"Concas è un serial killer" Ergastolo confermato per il magazziniere assassino

Verdetto della Corte d’Assise. L’accusa: "È un ludopatico, uccide per soldi"

"Concas è un serial killer" Ergastolo confermato per il magazziniere assassino

"Secondo la dottrina americana, siamo davanti ad un serial killer, visti i precedenti che lo contraddistinguono". Sono state queste le parole pronunciate ieri in aula dal procuratore generale nei confronti di Pasquale Concas, per il quale la Corte di Assise di Appello di Bologna ha confermato la condanna all’ergastolo. Parliamo del magazziniere 53enne sardo accusato di aver ammazzato l’avvocata modenese Elena Morandi, 56 anni. Non solo: l’imputato, presente ieri in aula, era stato condannato a 20 anni per l’omicidio della giovane 24enne Arietta Mata, avvenuto nel 2018. Nel 1994, a Olbia (Sassari) Concas aveva ammazzato un’anziana a scopo di rapina. La pensionata Loredana Gottardi era stata colpita alla testa e sgozzata e l’allora giovane Concas aveva scontato la propria pena. Dunque ieri la Corte, dopo due ore di camera di Consiglio hanno confermato la condanna all’ergastolo per il magazziniere sardo. Il delitto dell’avvocatessa risale al 2017 quando Concas uccise la vittima per sottrarle 300 euro. Dopo di che l’uomo diede fuoco all’abitazione della donna, per simulare un incidente.

Era stato il brillante intuito degli investigatori della squadra mobile a far emergere la verità grazie anche al sopralluogo dei pompieri. A seguito dell’autopsia sul cadavere della donna emersero infatti numerose fratture ed ecchimosi di natura ‘contusiva’ e traumatica che si erano verificate in rapida successione. In base a quanto emerso dalle indagini della polizia Concas, approfittando dello stato di reattività basso della vittima a causa dell’ingestione di alcol, la colpì alla testa e in altre parti del corpo per poi farla cadere tramortita nel bagno, dove fu ritrovata ore dopo. Gli inquirenti dimostrarono come l’ex avvocato – trovato riverso a terra – non cercasse una via di salvezza dal fuoco, appiccato poco dopo – ma dal suo assassino. Le ustioni da calore erano localizzate inoltre nella parte posteriore del corpo e non sulla testa, come invece avrebbero dovuto risultare nel caso in cui la vittima fosse deceduta per le inalazioni da monossido sprigionate dal materasso su cui inizialmente si pensava fosse coricata. "Le questioni messe in evidenza dalla difesa erano correlate a profili indiziari emersi dalla sentenza di primo grado – afferma l’avvocato dell’imputato, Alessandro Betti del foro di Siena – A mio avviso il processo era indiziario e allo stato la sentenza non è passata in giudicato. Una volta lette le motivazioni, decideremo se presentare ricorso in Cassazione". Secondo la pubblica accusa gli "oltre 20 anni di carcere non sono stati sufficienti a far mutare la sua personalità altamente disturbata, fortemente condizionata dalla costante ricerca di denaro legata alla ludopatia: Concas ha individuato tre donne che per età e condizioni di vita risultavano ‘soggetti deboli’ per poi assassinarle brutalmente".

v.r.