Si è consegnato spontaneamente ieri alla squadra mobile di Bologna Enrico Palumbo, 34 anni, domiciliato a Bomporto. Nei suoi confronti, così come in quelli dell’allora complice Mario Temperato, 48 anni, è arrivata l’ordinanza di esecuzione di carcerazione, essendo la sentenza passata in giudicato dopo che la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso. Confermata quindi la condanna della corte d’Appello di Bologna. I due campani, entrambi ritenuti affiliati al clan dei Casalesi e accusati di estorsione aggravata dalla partecipazione ad associazione di stampo camorristico, devono espiare la pena a sei anni di carcere.
Si tratta di personaggi ‘noti’ nel nostro territorio: secondo quanto emerso da un’indagine della Dda di Bologna, infatti, i due avevano tenuto sotto scacco e per lungo tempo un piccolo imprenditore di Soliera, sin dal 2009. In base agli accertamenti era emerso appunto come i complici avessero obbligato l’uomo a comprare in leasing una Bmw X5 pagando 1.600 euro al mese. Non solo: i due avrebbero continuato a chiedere soldi e cene di favore, ovviamente dietro continue minacce. Pare che i due fossero arrivati anche a prendere dall’uomo che aprisse una sala slot per riciclare i soldi del clan. Gli arresti erano scattati nel 2012 e Temperato, destinatario dell’ordinanza di esecuzione, è già detenuto in carcere per altra causa. L’indagine che aveva portato all’arresto dei due affiliati al clan era nata a seguito delle operazioni ’Pressing’ e ’Pressing II della squadra mobile, che avevano portato a 22 arresti per estorsioni in Night e ristoranti della nostra provincia sempre ad opera di affiliati – o comunque personaggi molti vicini – al clan dei casalesi. ‘Il mio assistito Enrico Palumbo è molto provato – afferma l’avvocato difensore Donata Malmusi – quando è stato avvisato sul posto di lavoro ha capito subito e si è costituito spontaneamente alla mobile di Bologna. Ha un bimbo e dopo tanti anni si era rifatto una vita: la condanna definitiva è arrivata infatti dopo tanto tempo e il mio cliente è distrutto".
La vittima dell’estorsione raccontò di aver ceduto alle richieste dei due arrestati temendo per la propria incolumità e per quella della propria famiglia. A seguito di continue minacce di morte, però, decise alla fine di affidarsi agli uomini della squadra mobile che subito diedero il via alle indagini; ‘incastrando’ poi gli estorsori. A permettere agli inquirenti di ‘chiudere il cerchio’ il fermo, in Austria, dell’auto acquistata forzatamente dalla vittima e alla cui guida si trovava un cittadino straniero.
Valentina Reggiani