REDAZIONE MODENA

Chiuse le indagini su Giuseppe Sarcone

Un sistema basato su estorsioni, aggressioni, intimidazioni che permetteva alla ‘ndrangheta di infiltrarsi sempre più nel nostro territorio e tenere sotto scatto gli imprenditori. Sono concluse le indagini sulla grande operazione Perseverance diretta tra Modena e Reggio dalla Dda di Bologna contro la famiglia Sarcone e condotta dai carabinieri di Modena insieme alla polizia di Stato di Reggio Emilia. La chiusura indagini – alla quale seguiranno quindi le richieste di rinvio a giudizio – è stata notificata a 48 indagati, primi tra tutti Giuseppe Sarcone Grande, ritenuto uno dei vertici dell’associazione di matrice ‘ndranghetista operante in Emilia e ultimo fratello che era rimasto in libertà tra i noti Nicolino Sarcone, Gianluigi e Carmine, già condannati nell’ambito dell’operazione ‘Aemilia’. L’altro grande ’protagonista’ è Salvatore Muto, 37 anni, fratello di Luigi e Antonio a loro volta condannati nel processo ’Aemilia’. L’operazione vede tra i principali indagati anche una coppia di modenesi che proprio Muto aveva messo in contatto con la cosca emiliana: Genoveffa Colucciello, 51 anni, e Alberto Alboresi, 47, residenti a Soliera. I coniugi avevano pianificato l’aggressione di una donna che si prendeva cura di alcuni loro parenti in età avanzata e che i due consideravano un ostacolo per riuscire a mettere le mani sul patrimonio degli anziani. "Buttatele l’acido in faccia", affermavano intercettati. Inizialmente gli indagati erano 29, di cui 10 destinatari di misure cautelari, tutti ritenuti gravemente indiziati di reati tra cui l’appartenenza ad associazione di tipo mafioso. Nella conclusione indagini, invece, emergono ulteriori soggetti tra cui, ad esempio, un altro uomo ‘della cosca’, Mario Timpano, accusato di aver reclutato manodopera da sfruttare in lavori edili a Bruxelles ma figurano anche altri ‘soggetti’ residenti nel Reggiano che, in cambio di denaro o altre utilità chiedevano ad alcuni poliziotti in forza a Catanzaro di rivelare loro notizie sulle indagini in corso ma anche di garantire ‘l’impunibilità’ degli appartenenti all’associazione. Tra gli episodi emblematici il tentativo di acquisire, tramite prestanome, una sala slot e scommesse in via Emilia Ovest attraverso la costituzione, da parte di soggetti compiacenti, di apposite società, tutte di fatto occultamente gestite da Sarcone. Era stato proprio il sindaco Muzzarelli ad evitare che ciò accadesse, mettendosi subito in contatto coi carabinieri dopo aver appreso che ‘determinate persone’ cercavano di avvicinare l’amministrazione comunale per superare alcune criticità e ottenere le necessarie autorizzazioni per aprire la sala slot. L’operazione aveva messo in luce come ci fossero diversi professionisti ‘piegati’ alle esigenze dei boss. Tra questi Alessandro Sicuri, commercialista e professionista di fiducia di Sarcone incaricato di fare da ‘apripista’ presso i vari uffici.